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Pagina:Ioannes Baptista a Vico - Opera latina tomus I - Mediolani, 1835.djvu/166

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136 de antiquissima

scholis eliminatum. Superest adhuc ex metaphysica id conatus vocabulum. Quare, quo disserendi genus de rebus physicis omnino perficiatur, physicorum scholis est ad metaphysicos amandandum.

Perchè poi il conato sia uno nel tutto, e in conseguenza in tutti i disuagli movimenti sempre eguale a sè stesso, i Cartesiani medesimi il dovrebbero in conseguenza de’ loro principj raccorre. Essi ricevono con gli Aristotelici la divisione del corpo in parti divisibili in infinito, nel che noi anche con esso lor conveniamo: perchè Aristotile sconvien da Zenone in cose diverse, convien nel medesimo; egli divide in infinito l’estensione, l'attributo; Zenone dice indivisibile la sostanza, l’essenza (Cap. IV, § 1, pag. 67). Itaque mihi videtur de alio Aristoteles cum Zenone contendere, in idem autem convenire. Nam ille de actu (cioè dell'attributo), hic loquitur de virtute, cioè della sostanza. Riceveranno adunque la medesima divisione nel moto: perchè, data una bilancia equilibrata, onde pendano quanti si vogliano pesi uguali; s’aggiunga da una porte un granello: domando, se tutto o parte di quello lo faccia sbilanciare? Non dirà alcuno certamente tutto il granello; perchè io il dividerò, e con una parte forse la bilancia anche sbilancerà: torno a domandare della metà, se tutta o parte di quella; e così domandando io il medesimo delle altre parti minori, e tuttavia minori, con la divisione li menerò all’infinito. Dunque il principio di cotal moto, che diciamo sbilanciamento, hassi a ritrovare nell’universo. Ma il tutto, or soggiungo, egli è pieno. Dunque quello che è moto ne’ corpi particolari, nell’ universo moto non è; perchè l'universo non ha con chi altro possa mutar vicinanza, in che essi pongono l'essenza del moto. Dunque è una forza che fa dentro di sè medesimo: questo in sè stesso sforzarsi è uno in sè stesso convertirsi. Ciò non può essere del corpo; perchè avrebbe ciascuna parte del corpo a rivoltarsi contro di sè medesima1. Onde questo sarebbe tanto, quanto le parti del corpo si replicassero. Dunque, dico io, il conato non è del corpo, ma dell’universo del corpo.

Questa metafisica schiva quel duro scoglio della comunicazione de’ moti, che è molto più indiffinito, oscuro e impercettibile, che le qualitadi occulte, le simpatie, le antipatie: perchè le qualitadi occulte sono nomi onesti dell’ignoranza delle cagioni; le simpatie, le antipatie si fingono da’ poeti, che danno alle cose insensate senso e volere. Ma la comunicazione de’ moti rivolgendo cose affatto ripugnanti tra loro, come impossibile, incredibile, nè meno può esser materia di favola: che lasci il corpo ciò che non può star senza il corpo, e che passi da corpo a corpo ciò che non è altro in sostanza che corpo

  1. Questa pruova è di Proclo matematico, ch’esso tiene a luogo di dimostrazione nella sua Teologia Platonica dimostrata.