Pagina:Iorga - Breve storia dei rumeni, 1911.djvu/12

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8 capitolo i


tusa. L’imperatore vanitoso ed indolente sperava poter distruggere questo pericoloso reame barbaro, ma l’inimicizia dei Quadi e dei Marcomani lo costrinse ad impiegar altrove i suoi eserciti. Decebalo diventò nondimeno un federato dei Romani, e ricevette in cambio stipendi annui e la permissione di cercar nelle provincie vicine quei ingegneri che gli erano necessari per fortificar la sua situazione militare.

6. Traiano volle compire quel che non era successo al suo predecessore. Nel principio dell’anno 101, cominciò la guerra che non doveva cessare fino al soggiogamento completo di questi audacissimi fra i barbari del confine. I legionari partirono da Viminacio e la via traiana sulla sponda sinistra del Danubio fù in breve terminata colla man d’opera dell’esercito romano; fin oggi si conserva la lapide commemorativa in cui Traiano volle eternare l’opera civilizzatrice compiuta. Le traccie di Giuliano furono poi seguite, non senza perdite continue ed essenziali cagionate dai dacici «guerilleros».

La Colonna Traiana mostra ancora le scene di quest’invasione difficile in paese sconosciuto che difendeva un’intiera nazione di guerrieri. Nell’anno 102 i Romani tornarono, e Decebalo credette dover offrir la sua menzognera sottomissione, che fù accettata. Gl’ingegneri romani furono restituiti, le fortificazioni dovevano esser distrutte; Decebalo, che si presentò in persona