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Decadenza politica e sociale. - Opera culturale dei

Rumeni nei secoli decimosettimo e decimottavo.


i. Un movimento in senso nazionale si osservava già da parecchi anni. Nuove traduzioni in lingua volgare, da chierici tra quali Varlaam, poi Metropolita moldavo, occupa un luogo eminente, provedevano alla lettura religiosa ed anco a quella storica — uno scrittore anonimo aveva già notato le gesta di Michele-il-Bravo per coloro i quali non conoscevano la lingua slava, che perdeva sempre più terreno, anche pella dificienza degli scrittori, ma che tuttavia si mantenne fin dopo il 1650. Arrivò il momento in cui i boiari valacchi non vollero più accettar i principi, in gran parte grecizzati, che mandava la Sublime Porta, ed, in seguito alla deposizione di Leone, figlio di Stefano Tomşa, la di cui moglie, Vittoria, era una Levantina, guadagnarono il possesso del regno valacco a Mateiu, discendente di Basarab e già soldato di Michele. Sostenuto dal principe transilvano Giorgio Ràkóczy, che fù sempre protettore dei due principati ed amico dei loro regenti, egli seppe mantenersi mentre il Sultano Murad IV