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124 capitolo vi


della chiesa e dell’abitazione parrocchiale nelle mani di colui che vi pare più utile alla vostra religione. E voi, monaci, cessate una volta di eccitar la plebe, di far sorger torbidi, di seminar inimicizie nel popolo. Altrimenti vi farò scacciar vergognosamente da questo mio paese. Andatevene, bugiardi e sfacciati che siete!

Pietro Parcevich, successore di Bandini nel vescovato marcianopolitano, era Slavo. Ma il vicario moldavo dell’anno 1660, Gabriele Thomasi, fu Italiano. Aiutati specialmente dai principi Mihnea III, che mandò al Papa un’ambasciatore per comunicar l’intenzione sua di voler farsi cattolico come si era prima offerto il già principe di Moldavia, Giorgio Stefano, e doveva farlo più tardi Gregorio Ghica, i religiosi italiani conservarano il convento di Tîrgovişte; potevano esser impiegati anche come agenti secreti nelle relazioni colle potenze cristiane. L’arcivescovo di Sofia, Pietro, prese già sotto Mihnea la sua residenza in Valacchia. Dal, 1664 in là e gli Osservanti della provincia bulgara sostituirono i Conventuali nella direzione delle missioni valacche. In quel tempo, nel 1677, il Conventuale Vito Piluzio di Vignanello pubblicava a Roma con caratteri latini un curioso catechismo, una «Dottrina christiana tradotta in lingua valacha», o «Katekismo Kriistinesko».

4. I principi rumeni accompagnavano ora i Turchi nelle loro campagne contro gl’Imperiali, Polacchi, Co-