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Pagina:Iorga - Breve storia dei rumeni, 1911.djvu/133

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decadenza politica e sociale 129


gnosa capitolazione (luglio 1711). Cantemir che i Turchi volevano avere e punir come traditore, potè rifugiarsi in Russia, dove fù uno degl’intimi di Pietro e la più importante personalità culturale dell’Impero. «Si è visto all’ultimo», scriveva il primo consigliere di Brâncoveanu, rimasto nel suo campo di Urlaţi, nelle montagne valacche, aspettando lo svolgersi degli evenimenti, «che, sotto vesti tedesche, i Moscoviti sono ancora Moscoviti».

Tre anni dopo, Brâncoveanu stesso veniva arrestato a Bucarest da un messo del Sultano, nei giorni in cui questo pio principe, il quale impiegò somme importanti delle sue immense rendite a rifar le chiese antiche della Valacchia e alla costruzione di quel chiostro di Hurez, riccamente ornato d’originali scolture, che doveva contener la sua sepoltura, si preparava ai giubbili della Domenica di Resurrezione. La sua numerosa famiglia, quattro figliuoli e un nipote, l’accompagnò a Costantinopoli. Padrone vi era allora il crudele Visiro Gin-Ali, che voleva restituir all’Impero, ad ogni conto, la già perduta potenza. E lo stesso che riprese ai Veneziani la Morea in una spedizione dettagliatamente raccontata da un funzionario della rappresentanza valacca permanente a Costantinopoli, pagine in cui si rispecchia l’orrore di quei macelli immani d’innocenti vittime umane. «Aver sentito», scrive egli, parlando della presa di Corinto, «le grida, gli urli, i pianti, i sospiri e i gemiti, dei mariti divisi