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decadenza politica e sociale 131


principi indigeni, mentre Racoviţă tornava a Iassi. Cominciava così per ambidue i principati la così detta èra dei Fanarioţi, cioè dei governatori con titolo dì principi che si erano formati nell’ambiente corrotto del quartiere Fanari (Faro) di Costantinopoli.

7. Questi tempi di frequenti cambiamenti dei princìpi regnanti, di estorsioni ed angherie, provocate dai bisogni sempre crescenti dell’Impero turco che non poteva più vincere, nonché dall’avidità della classe dominante dei rinegati, tempi di straniere invasioni e di tragedie terribili, furono nondimeno quelli in cui la coltura e la letteratura nazionale ebbero un più rapido sviluppo. Ai Rumeni erano vietati oramai i fatti; essi trovarono la loro consolazione in reminiscenze ed ideali, e nuovi fatti dovevano essere in un’più lontano avvenire l’ultimo risultato di questa lunga preparazione culturale.

I primi ispiratori dei cronisti e storici rumeni in lingua volgare furono i Polacchi. La loro influenza si dimostrò più feconda di quella dei Sassoni transilvanici, degli Slavi danubiani,— di cui seguirono le tracce gli annalisti del secolo decimoquinto ed i monaci Macario (vescovo di Roman), Eutimio ed Azario, del decimosesto, imitatori della rettorica bizantina di Costantino Manasse,— re dei Greci stessi, chè già ai tempi di Basilio e dei successori di Mateiu aveva cominciato a Iassy e Bucarest quell’insegnamento superiore ellenico, che non