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il risorgimenro rumeno 155


un Rumeno della Dacia viene a trovar gli avi, per bacciarne — le ceneri nei sepolcri ed imparar le loro virtù».

8. Ma la corrente francese vinse. Asachi non trovò più ammiratori. Michele Kogălniceanu, che tornava da Berlino, dopo esser stato educato nelle migliori tradizioni della scuola storica e politica tedesca del tempo di Ranke, prese la direzione della letteratura militante che doveva dar ai Rumeni una patria libera e l’unità nazionale. Pubblicò le cronache moldave, che erano il migliore testo di lingua e diedero a Bolintineanu, «Aromân» di nascita, il tema delle sue ballate storiche. Per le riviste sue e pella sua eloquenza affascinante seppe dar in pochi anni alla coscienza nazionale la forza necessaria per combattere contro gli errori del passato e stabilir una nuova èra per il pensiero e le istituzioni politiche e sociali. Niccolò Bălcescu scriveva la storia di Michele-il-Bravo per dar un’esempio ai contemporanei; esule dopo la rivoluzione, si spense giovane, di tisi, a Palermo, e il suo corpo fù gittato nel cimitero dei poveri. Giovanni Ghica predicava l’amore pelle scienze naturali ed esatte, nell’«Academia» con carattere universitario che il principe moldavo aveva eretta. Tra i poeti, Cîrlova aveva pianto sulle rovine di Tîrgovişte e il gran favolista Gregorio Alexandrescu trovò accenti virili per rammentar l’epoca di Mircea in presenza del suo sepolcro di Cozia. Scherzi francesi, satire sociali sul passato, novelle romantiche una «Fioraia (buchetiera) di Firenze»