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il risorgimenro rumeno 157


del medio evo, ma prima d’ogni altra cosa la riunione del paese all’Ungheria libera, i Rumeni coi due vescovi, l’unito Lemény e quel vescovo disunito che gli ortodossi, dopo lunghe lotte, avevano ottenuto, Andrea Şaguna, di nascita «Aromîn», una personalità di straordinari talenti, dichiararono sul «Campo della libertà» presso a Blaj considerarsi essi la quarta nazione libera della loro terra avita e voler conservar la loro fedeltà verso l’Imperatore che i Magiari dovevano fra poco deporre per proclamar la Repubblica ungherese. Professori conducevano il movimento, che stava per diventar in qualche mese una terribile rivoluzione contro l’oppressione secolare magiara, comandata dall’avvocato Avram Iancu, il «rè dei Monti». A Bucarest il principe Bibescu, ben intenzionato, ma debole, si sottrasse alle difficoltà abdicando ed abbandonando un paese ch’egli non si sentiva più in stato di governare. Già erasi proclamato nel villaggio di Islaz vicino al Danubio il nuovo regime: la Costituzione elaborata da Eliad fù letta inanzi al popolo e benedetta dai preti assistenti. Poi, con un piccolo esercito radunato da Eliad, diventato ora tribuno, si marciò su Bucarest, dove gli studenti tornati da Parigi avevano messo su i mercanti ed altri elementi del popolo. Un vero movimento popolare era impossibile in un paese in cui i contadini sempre negletti erano affatto stranieri ad ogni idea politica e dove i cittadini più ricchi, ignoranti anch’essi, erano in gran parte forestieri. Venne stabilito un Governo provisorio, ma