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160 capitolo vii


distretti della Bassarabia sudica, mise fine al protettorato russo ed aprì al commercio europeo il Mar Nero e le bocche del Danubio, che lo Zar aveva finora considerate come suo proprio dominio. La sorte dei principati dovevano fissarla i Rumeni stessi col loro libero voto. Sotto caimacami dovevano farsi le elezioni pei nuovi Divani ad-hoc, la cui missione era di far conoscere alle Potenze, protettrici dei Rumeni danubiani, i desideri di una nazione intiera.

Si voleva prima di tutto l’Unione, e la Moldavia, più piccola e povera, doveva sacrificarsi. Il caimacam (luogotenente del principe) moldavo, Nicolò Vogoridi, Bulgaro di origine, d’una famiglia che sì era spacciata per greca, e che nondimeno, come marito della figlia del poeta Conachi, sognava il principato rumeno, impiegò tutti i mezzi della più barbara violenza per aver un «Divano» anti-unionista. I protesti del partito nazionale convinsero l’Imperatore Napoleone che quelle elezioni dovevano esser annullate. L’Inghilterra, che per simpatia verso i Turchi respingeva l’idea dell’Unione, come la rispingeva l’Austria, la quale temeva l’influenza di questo evento sullo spirito dei Rumeni sottomessi alla Corona ungherese e degli abitanti rumeni della Bucovina, fù guadagnata dall’ intervento personale del dettatore francese. L’Unione incompleta «nei rapporti militari, financiari e giudiziari» ammessa in principio, si procedette a nuova consultazione dei Moldavi. Un Divan assolutamente, entusiasticamente unionista ne fù il risultato. A 19 d’