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prime influenze italiane sul popolo rumeno, ecc. 35

zione dei loro privilegi. Il rè ungaro ordinava la fortificazione di questo castello e di quello di Calliacra, sperando impedir l’assalto vittorioso dei Turchi. Fra pochi anni il consolo abbandonava questo porto, la di cui importanza era sminuita dal rapido avvanzarsi dei conquistatori.

5. Quanto a Moncastro, che conteneva le reliquie riverite di San-Giovanni il Nuovo, Alessandro il Moldavo, che le fece portar nella sua residenza di Suceava, dove si conservano fin oggi, trasmutandovi anche la residenza del vescovo ortodosso locale, si presentò con un esercito sotto le alte mura genovesi della Città-Bianca per prender possesso del corpo santo. Nel 1410 un notario genovese contava ancora Moncastro tra le possessioni della Repubblica, ma già era il principe di Moldavia signore dei contorni ed esercitava anche nella città certi dritti sovrani. Nel 1412 in Licostomo e Moncastro dominavano già i Moldavi; nondimeno il numero degl’Italiani rimase per qualche tempo importante nella città del Nistro che univa il commercio della Gazaria tartara con quello delle regioni del Danubio. Nel 1435 Venezia cercava di annodar relazioni col monaco moldavo che fungeva da «signor di Moncastro» sotto i successori di Alessandro-il-Buono; Francesco Duodo fu nominato vice-consolo nel 1436, ma il viaggio di Moncastro, con una sola galera, fu continuato soltanto tre anni dopo, quanto