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mente da cupă, coppa, originariamente cupsel) vi sono degli esemplari del massimo valore, che riuniscono i più svariati elementi del disegno geometrico; le code specialmente, coi loro angoli rientranti e sporgenti, sono di una meravigliosa «filigrana» di legno, del più bell’effetto. I bicchieri oblunghi presentati da Arturo Haberlandt, che ebbe a sua disposizione le ricche collezioni balcaniche di Vienna, sono evidentemente inferiori come ricchezza e anche come delicatezza di lavoro (1).

I cucchiai (linguri, dal latino volgare lingula, proveniente dal verbo che significa: leccare), con la loro «coda» allungata, che suggerisce dei raffronti con gli uccelli, consentono a questa ingenua scultura forme complicate e nuove. Accanto alle rosette, alle croci d’ogni sorta, ai circoli vuoti — perchè il lavoro oltre l’intaglio si serve di spazi bianchi — , agli angoli, alle punteggiature, si hanno dei galli con la cresta ornata di disegni geometrici, degli uccelli bizzarri ravvolti a spirale come serpenti, o almeno delle code di volatili.

Il burro, il formaggio, escono da forme il cui lavoro, più rozzo, non manca però di originalità: è il păpușar, nome derivante da păpușă, bambola. Vi si distinguono pannocchie di granturco, animali, etc.: senza dubbio si ha un’imitazione delle usuali forme germaniche. Il pezzo di legno su cui si serve la polenta di granturco (mămăligă) è pure talvolta scolpito. In Moldavia specialmente si fanno col ferro arroventato dei disegni simili a quelli delle camicie sull’orlo dei secchi (cofe, cofițe) o sulle botti o sulle zampogne.

Non c’è nulla però, in fatto di scultura e talora anche di cromatismo, che uguagli la bellezza degli strumenti che servono alle donne per tessere le meraviglie di cui abbiamo a lungo parlato. Il fuso (fus) ha le forme graziosamente ornate della «guglia» dei tetti; si prodigano le stelle, le rosette, sulle pristene, le prisnele (talora si dice: prisnel-boboc, a causa, credo,

  1. Haberlandt, op. cit., tav. XX ha delle «coppe» simili, molto meno riccamente ornate.