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torre della Chiesa di Doljești presso Roman, quasi nella regione di quella Baia la cui terra, in una lettera del sovrano, del XVI secolo, è indicata come particolarmente adatta a questo lavoro. Si fabbricavano e si fabbricano ancora, con mezzi più ridotti e sotto rinfluenza delle forme degenerate che oggi gli stessi contadini preferiscono, a Hârlău, nel distretto di Botoșani, che fu due volte residenza di principi, poiché anche qui la ceramica sembra connettersi coi centri di vita politica. La Transilvania non offre che prodotti molto inferiori e diversamente mescolati; per avere dei tipi antichi bisogna penetrare nelle vallate solitarie, come quella che si stacca a occidente di Cluj-Kolozsvàr, verso Huedin (Bànffy-Hunyad), come a Călățele, o in qualche angolo del Maramurăș, a nord (1). Però a Bârgău, vicino a Bistrița, a fianco d’una assai umile ceramica moderna, si trovano ancora dei belli esemplari di un lavoro più antico, con ornamenti in profondità attorno alla pancia del vaso, il che è un caso unico.

Il carattere generale di questo vasellame, cui nulla s’è mischiato di straniero, e che è anche d’una qualità assolutamente superiore, perchè lo smalto in Moldavia ha dei toni rosei, dei riflessi iridati e la decorazione è sovrapposta con tonalità in rilievo, è geometrico. Qualche rara volta, specie dalle parti di Putna, a sud, attorno alla scodella sul bordo c’è una linea serpentina; ma, di solito, l’unico ornamento è la riproduzione della spiga stilizzata, non contando la punteggiatura, le grosse macchie rotonde, le linee isolate e qualche stella. La spiga si fa d’un azzurro cupo, d’una tinta rossastra scura, oppure verde; il fondo è sempre bianco.

La pianura valacca, che ha intieri villaggi fatti solo di case di vasai che si distribuiscono il lavoro per specialità, come quello di Potigraf, vicino alla stazione di Crivina, nei dintorni di Bucarest, predilige un’altra ceramica, alla quale si lavora

  1. Oprescu, op. cit., tav. LVI, LVII bis.