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in un quadro da un circolo. Le forme sono così svariate che è impossibile tener loro dietro con una descrizione metodica. L’album Voinescu ha sulla copertina un curioso esempio di croce che corta sopra il tetto il sostegno d’un pozzo. Più semplici, le croci dei cimiteri, fatte dagli stessi cruceri rurali, finiscono talora con le estremità scolpite nello stesso modo delle «guglie», delle «frecce» dei tetti. E si potrebbe aggiungere ancora tutto, un gruppo di oggetti per la chiesa, di cui tratteremo a parte in un altro capitolo.

Se si aggiunge l’immagine santa, la icona, che gli artisti popolari copiano sul vetro, grossolanamente, in Transilvania, specie nel villaggio di Nicula, ma che in Moldavia è fatta all’encaustico secondo procedimenti arcaici e su modelli presi nei libri, e forse anche in vecchi quaderni di pittori di chiese (1), abbiamo tutto quanto la casa dei contadini romeni presenta in fatto di lavorazione del legno.

Tutti i Balcani usano lo stesso fondo primitivo. Gli esempi romeni caratteristici s’incontrano in Serbia, in Bulgaria e nella Macedonia.

Accanto all’ornamentazione del legno (2) ce n’è un’altra che si applica mediante forme sull’intonaco fresco.

Nella regione montuosa, ove l’intonaco stesso ha solo uno scopo pratico, questa ornamentazione si trova soltanto in esemplari isolati. Ho già parlato delle figure che appaiono qua e là nel soffitto. In un caso, nel distretto di Dâmbovița, due circoli concentrici sono tracciati al di sopra della cantina, sugli sporti del balcone aperto. In una casa del distretto

  1. V. la nostra comunicazione al Congresso di Storia dell’Arte, nel 1920. Fu ritrovato da Transilvani stabiliti in America un bel prototipo di S. Giorgio su vetro, che data dal XVIII secolo.
  2. Tutta una vallata valaoca, quella del Teleajen, riproduce nei balconi dei contadini in forme divenute astratte il sole tra leoni dello stemma dei Filipescu.