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mate codane, da coadă (lat: cauda; treccia). Per ornare almeno la fronte, completamente scoperta, si usa nella Bucovina e prima, senza dubbio, si usò nella Moldavia settentrionale, una striscia intessuta di perle a diversi disegni geometrici: la gâță. Essa è di prammatica ai balli, nei quali le donne e le fanciulle del Banato appaiono raggianti nel loro casco d’oro e d’argento. Del resto, presso altri Ungheresi oltre quelli del paese degli Sziculi, sono stati adottati il velo bianco e le parti principali del costume: la camicia degli uomini, più larga però e pieghettata, il mantello per i due sessi, il grembiule per le donne.

Veniamo ora alle varie categorie che si potrebbero stabilire per l’ornamentazione dei costumi.

Cominciamo dal materiale. Il cotone è penetrato un po’ dappertutto, ma solo dopo il XVIII secolo, al più dopo il XVII: l'arniciu, che, salvo per la Bucovina e la parte montuosa della Moldavia, ha invaso il terreno. L’aristocratico lino s’è rifugiato in poche regioni. La seta, che rappresenta un gran lusso, non è comune. I ricami d’ogni genere si fecero dapprima specialmente con filo di lana, filato alla furcă e al fuso (fus), spesso camminando, e lavorato con l’ago (ac: dal latino).

Bisogna quindi considerare la decorazione della Bucovina come la più antica sotto il rapporto del materiale; essa non ammette l’innovazione del cotone e non raggiunge la raffinatezza della seta; tanto meno poi entrano nella sua composizione il filo d’oro e d’argento. Così pure non conosce quelle stelle di metallo, quei piccoli dischi rotondi con un foro che serve a cucirli sul ricamo, e che sono le «farfalle», i fluturi che ornano spesso il costume valaceo e che s’impongono nel costume misto adottato dalle signore di città (1).

Inoltre ogni regione si distingue per il colore o i colori

  1. In Oprescu, op. cit., tav. II, si parla di ornamenti di pelo di capra.