Pagina:Isernia - Istoria di Benevento I.djvu/122

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l. tarquinius
s c r o f a
ianuarius
in suo fundo
herculi v. s.


E di questa epigrafe fu dato al Garrucci di trovare un disegno nel codice del Ruffi, locchè ci fa intendere come maiala un basso rilievo ci fu tramandata la memoria di un tal sacrificio.

Or non più si riproduce siffatta opinione; ma per lo contrario niente altro si è saputo sostituire al favoloso stemma dei nostri padri; poichè in tale importante indagine si seguì finora l’erroneo sistema di consultare archeologi di molta fama, anzichè gli avanzi di vetusti monumenti, il cui studio potrebbe unicamente colmare le lacune delle istorie municipali. Laonde, se ci facciamo intorno a ciò a interrogare le reliquie dei nostri più antichi monumenti, sarà d’uopo confessare non essere all’intutto immaginaria e priva di qualche fondamento l’opinione di Giordano Nicastro che potette essere il leone l’antica insegna dei Sanniti di Benevento. E in verità egli è noto che oltre il toro, insegna primaria delle razze sabelliche, i Sanniti usavano anche per insegna regionale il bufalo ed il leone. E che il leone fosse stato probabilmente la insegna degli antichi abitatori di Benevento può dedursi non solo dal leone eretto su due stilobati romani sovraccarichi di fregi a capo della piazza che si domanda del Castello, ma dai tanti altri frantumati pel tremuoto dell’anno 1688. Due altri leoni ergeansi avanti la chiesa Metropolitana: due esistono ancora sulla cornice della stessa: altra coppia ai due lati del portone del palagio arcivescovile, e un altro leone in marmo conservavasi non è molto tempo nell’atrio del diruto convento di S. Vittorino. Un altro assai grande, divelto dalla base, fu tratto da taluni monelli, non sono che pochi anni, al santuario della Vergine delle Grazie per servire alla

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