Pagina:Isernia - Istoria di Benevento I.djvu/248

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Liutprando nell’anno 742 mosse con tutte le sue forze contro Spoleto, ma Trasimondo non osò resistergli e gli si arrese. Il re, non potendo riporre in lui alcuna fiducia, lo costrinse, secondo l’indole dei tempi, a rendersi sacerdote, e in vestì di quel ducato Ansprando, altro suo nepote, dopo di che si condusse celeramente coll’armata in Benevento. Il duca Godescalco divisò tosto di provvedere al suo scampo fuggendo in Grecia su qualche nave; ma in quella insorsero contro di lui gli antichi e fidi partigiani di Gisulfo, e, inseguendolo, l’uccisero nell’atto che ascendeva su d’un naviglio; però alla sua sposa riuscì di prender la fuga, menando seco i suoi tesori.

In Benevento fu allora da Liutprando eletto duca Gisulfo figlio di Romoaldo II, che, venuto su negli anni, dava belle speranze di sè. E in tal modo Liutprando coll’esaudire i desiderii della maggioranza dei cittadini, che in quella occasione erasi chiaramente manifestata favorevole a Gisulfo, s’impromise con ragione che i buoni accordi tra il regno e il ducato di Benevento non sarebbero stati in menoma guisa alterati durante il governo del nuovo duca.

Gisulfo regnò solo nove anni (742 751) e il primo atto del suo governo consistette nel dichiarare devoluti alla corona i beni del suo predecessore, e nel profondere poi le sue entrate in opere pie, e soprattutto in istituzioni religiose, tranne poca parte che fu divisa tra coloro che gli si erano serbati fedeli nella sventura. Egli si attirò subito la simpatia del Clero e della chiesa romana col dotare con rara munificenza il celebratissimo monastero Cassinense; imitando in ciò il suo avo Gisulfo che fu prodigo di grandi possedimenti col monastero di S. Vincenzo. E per ammenda del male cagionato al pio luogo da Zotone, recatosi in compagnia della moglie Scauniperga a Montecassino, dono alla badia tutte le terre che estendevavansi sino a Frosinone, e che d’altra parte aveano per confine il Serigliano e i monti di tramontana, con tutte le castella, lo case e le chiese, di cui era sparsa quell’estesissima contrada. Questa donazione fu espressa da Gisulfo in tre privilegi, i cui originali andarono dispersi, ma