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«L’ira immortal del figlio di Peleo»
È inedita, e l’originale di mano propria del Franco era nel passato secolo nella libreria Albani in Roma.
Ad imitazione di Luciano scrisse piacevolissimi dialoghi in cui disacerbava il suo livore per le ingiustizie sociali. Emiliani Giudice nella sua istoria della letteratura italiana cosi giudicava i dialoghi del Franco. «I capricci del Bottaio e la Circe del Gelli, i discorsi sugli animali e l’asino d’oro del Firenzuola parvero forme di comporre nuovissime ai loro contemporanei, levarono gran rumore, e in terreno straniero produssero bellissimi frutti. I due scrittori si proposero uno scopo filosofico, che avrebbero ottenuto più agevolmente se avessero vestito i pensieri di uno stile meno artificioso, e preferita la energia della lingua viva alla loquacità accademica. Difetto che è meno apparente nei dialoghi di Niccolò Franco, il quale se in quanto alla purità e proprietà dei vocaboli non è paragonabile ai due fiorentini, si fa leggere con meno ripugnanza per la disinvoltura dello stile e con utile maggiore per le allusioni alla politica, agli avvenimenti, ai costumi e alla letteratura dei suoi tempi.»
L’Aretino, prima suo amico, e poi fierissimo avversario, non desisteva mai di molestarlo. Come è fama, l’Aretino erasi molto giovato degli scritti inediti del Franco, pei quali era venuto in voce di letterato, e per questo n’era stato profuso lodatore nelle sue epistole volgari. Il Franco avea scritto contro l’Aretino in Venezia varii satirici epigrammi, ed una lettera all’invidia, oltre molti scritti col titolo «Le tristizie di Aretino.»
Fu Niccolò Franco fra i principali sostenitori dell’accademia degli Argonauti, e dopo Bernardo Tasso, che ne avea dato qualche saggio, mise in voga la poesia marinaresca. I sonetti marittimi del Franco sono bellissimi, e se ne leggono parecchi nella raccolta del Mazzoleni. In Roma, ove trascorse gli ultimi anni, godeva alta fama, e usava domesticamente con prelati, principi e cardinali, ai quali i suoi arguti detti e le sue maniere ingenue riuscivano carissime.