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dizioni della città di Benevento, e ristorare in qualche parte i danni dell’isolamento in cui per le sue condizioni politiche era caduta.
Ma appena dopo sì acerbi lutti comincio a balenare per Benevento la speranza d’un meno infausto avvenire, fu la misera città contristata da quel memorabile tremuoto narrato dal Muratori, e da altri prestantissimi storici, il quale fu assai più fiero e spaventoso di tutti gli altri che ho sin qui accennato.
Volgeva il giorno 5 giugno 1688, vigilia di Pentecoste. L’aria appariva serena, e rare nubi qua e la sparse velavano in pochi punti il cielo. Tutto intorno era cheto, e non alitava alcun venticello che temperasse il soverchio calore estivo. Da niun segno esterno si sarebbe potuto presagire il prossimo scotimento della terra, e perciò i beneventani traevan l’ore scevre di qualsiasi sospetto. Ma se l’uomo non poteva col solo lume del naturale discorso antivedere l’imminente flagello, gli animali lo presentivano per istinto, e davan segno chiarissimo di spavento, annunziando in più modi la ruina che alla città sovrastava. In quella cominciò a udirsi sotterra un cupo rombo che in pochi istanti crebbe, e si tramutò in orrendo fragore, a cui tenne subito dietro uno scrollamento generale. Tremò d’ogni intorno la terra, e terribilmente si scosse d’ogni maniera di moto, dal basso in alto, dall’alto in basso, di vertigine, di sbalzo, e di ondulazione, in pochi istanti precipitarono tempii, traboccarono palagi e case, si sfasciarono muraglie, e tutta Benevento fu sconvolta e atterrata. Il Duomo, compiuto pochi anni innanzi dall’esimio arcivescovo, rovinò in massima parte, e dell’episcopio non potè preservarsi che unicamente la gran sala, ma rimase guasta in molti punti. La riedificata Basilica di S. Bartolomeo fu interamente distrutta, e in un cu molo di materie trasformata. Delle altre chiese non rimase quasi vestigio. I monasteri delle monache furon tutti diroccati. Della parte della città posta verso il fiume Sabato non avanzarono che pietre; case e monumenti. furono trasformati in ammassi di rottami. Della parte poi della città