Pagina:Isernia - Istoria di Benevento II.djvu/237

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tutta Europa, per cui la Spagna, la Francia, il Portogallo, il re delle Sicilie e tutte le altre sovranità del mondo cattolico, dopo di averli eliminati dai loro dominii, fecero caldissime pratiche col pontefice Clemente VIII per la totale soppressione della Compagnia di Gesù. Laonde i gesuiti furono espulsi anche da Benevento, e, chiuse tutte le loro scuole, attesero alla pubblica istruzione gli scolopii, ossia i padri delle scuole pie, introdotti in Benevento sin dal 1702 dallo stesso cardinale Arcivescovo Orsini, i quali, dicasi il vero, non si frammisero mai in cose estranee al loro ministero, nè avversarono le utili riforme civili. Ma non andò molto che i predetti sovrani, indignati fuor di modo per gli indugi messi dal papa Rezzonico nell’abolire la Compagnia di Gesù, cominciarono a mostrarsi fieramente ostili alla santa sede. Il re di Francia tolse alla chiesa la città di Avignone col contado, e il re delle due Sicilie Ferdinando IV, che anche per altre cause nutriva da lunga pezza mal celati dissapori contro il pontefice, ne seguì l’esempio, aggregando in prima precariamente ai suoi stati Pontecorvo come una minaccia, e poi andando in persona con le sue milizie ad occupare la città di Benevento. I cittadini ne furon lieti, perchè anelavano di cogliere qualunque occasione per sottrarsi alla dipendenza di uno stato lontano, e perciò per la entrata di Ferdinando IY ebbe luogo in Benevento una delle maggiori feste cittadine che ci furono tramandate dai nostri più reputati annalisti.

Ma essendo morto nell’anno 1769 Clemente VIII, il suo successore papa Ganganelli, annuendo ai giusti desiderii di tanti sovrani, firmò nel 1773 la celebre bolla della totale soppressione della compagnia di Gesù, e l’estensore del breve pontificio fu il dotto Card. Gennaro de Simone, patrizio beneventano1. E fu nella notte del 17 agosto dei mede-

  1. Il Cardinale de Simone amò fuor di modo il suo nativo paese, e fece conseguire a Benevento molli privilegi, fra i quali è da noverare l’enfiteusi della dogana, che fruttava al Comune la somma di ducati 6000 annui.