Pagina:Isernia - Istoria di Benevento II.djvu/258

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ma le acque piovane indi a poco lavarono del tutto quella pietra, sicchè la iscrizione riapparve intera, senza che i gesuiti si togliessero la briga di farla ritingere, ed essa non fu tolta che nel 1865 per sostituirle l’altra del nuovo liceo Giannone. In quel liceo, oltre le scuole di lingua italiana, francese, latina e greca, non mancavano neanche le cattedre di eloquenza, filosofia, fisica, chimica, storia naturale, matematica, agricoltura, etica, ragion civile e criminale e dritto pubblico. Il principe destinò alla pubblica istruzione la magnifica casa che fu già dei gesuiti, e la fornì splendidamente di quanto facea d’uopo per un compiuto corso d’insegnamento, cioè di orto botanico, di macchine ed istrumenti per la fisica e per la chimica e dei libri necessarii. Il Reggente il Liceo e gli insegnanti delle diverse facoltà erano tutti in voce di dotti, e furono scelti tra i più distinti professori delle principali città d’Italia. E oltre il liceo istituito nel capoluogo si sondarono varie scuole, che ora diremo primarie, in tutti i paesi del ducato. Gli stipendii e le altre spese del liceo formavano la cifra di ducati undicimila annui, e perciò il governadore indusse il Comune ad imporre una nuova gabella sul vino, la quale fruttava sottosopra ducati settemila.

Sullo scorcio del 1810 si formò una guardia cittadina di 300 possidenti con insegna ed altri arnesi militari. Essi nei dì di festa addestravansi a trattare le armi per difendere, ove occorresse, il ducato. E nel 1813 il codice di Napoleone, che per le cause civili era stato adottato sin dal 1807, fu nel ducato di Benevento surrogato anche pei giudizii criminali alle leggi romane, e colle nuove leggi fu il corpo dei magistrati modificato nel seguente modo. Un giudice di polizia compilava i processi, e giudicava dei minori delitti. Una corte criminale, composta di quattro giudici ed un presidente, decideva tutte le controversie riguardanti i reati maggiori. Un consiglio di revisione di sette giudici con un presidente giudicava gli appelli dalle sentenze emanate dalla corte criminale; e infine si costituì una corte speciale composta del consiglio di revisione e di tre ufficiali della Guardia Civica, per decidere sulle accuse di lesa maestà.