Pagina:Isernia - Istoria di Benevento II.djvu/281

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segnarono i Signori Francesco Manciotti e Giovanni Carifi, giudici supplenti del tribunale pontificio di Benevento.

Al monopolio della pubblica istruzione, affidata interamente ai frati, si contrapponeva in qualche modo il privato insegnamento, che educava i giovani a severi studii. E niuno ignora come a quei tempi era in fiore in tutto il regno, e specialmente in Napoli, la privata istruzione; e che mentre la stessa Università non riusciva utile che solo ai medici, agli avvocati, e a qualche ingegnere di ponti e strade, i nostri più insigni legisti, dottori, filosofi, e critici uscivano dalle scuole private del Genovesi, del Cotugno, del Galluppi, del Niccolini, del Savarese, del Puoti, di Francesco de Sanctis, e di altri elevati ingegni, e ciò che si avverava nelle provincie del regno di Napoli, avea luogo, fatte le debite proporzioni, anche in Benevento.

Nè era meno biasimevole l’amministrazione della Giustizia. Le leggi o non erano eque, o non assecondavano il progresso dei tempi; e l’eguaglianza civile dei cittadini si vedea violata dai privilegi del Clero, e da un tribunale eccezionale presieduto da ecclesiastici. Le decisioni dei supremi tribunali si accettavano senza esame in tutte le controversie, onde la giurisprudenza soffocava la logica, il raziocinio e il buon senso. E sebbene fiorissero allora in Benevento acuti e valenti legisti, pur tuttavia lo studio delle leggi, che salì in Napoli a tanta eccellenza, e che ivi facea via agli onori e alle dovizie, in Benevento era arido e fastidioso, e non dava speranza nè di distinte cariche, nè di lucri lusinghieri.

Il commercio era stato del tutto sviato, e si ritenea per un raro avvenimento la venuta in Benevento di qualsiasi forestiere, e quindi le feste religiose, i litigi e le gare che ne seguivano furono in quei tempi i più memorabili avvenimenti di una città sì famosa in tutti i secoli. E per allegare di ciò qualche esempio mi limiterò a un solo, il quale, o ch’io m’inganni, parmi sufficiente ad attestare la verità di quanto ho asserito. Era nata da tempo una gara di preminenza tra i due collegi di S, Spirito e di S. Bartolomeo, pretendendo i canonici di S. Spirito, i quali nelle processioni soleano pro-