Pagina:Isernia - Istoria di Benevento II.djvu/52

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perire alle spese della guerra, e ristorare l’esausto tesoro dello Stato, involò dalla Badia e dalla Basilica di Montecassino tutto ciò che ivi conteneasi di prezioso in calici, patene, croci, e sacri vasellami, oltre cento libbre di oro puro, quattordicimila soldi siciliani d’oro, novecento libbre di argento, quattordicimila soldi mezzati e settemila predulati, come dal l’Ostiense è minutamente descritto.

Intanto Radelchi, antivedendo che Siconolfo avrebbe riprese le ostilità per espugnare Benevento, condusse ai suoi stipendii Massaro capitano dei saraceni, affidandogli la difesa della città, ma costui in breve giro di tempo venne in tanto orgoglio da vilipendere i beneventani, e, non pago de’ suoi larghi assegni, mandò a sacco e distrusse il monastero di S. Maria in Cingia posto sul distretto di Alife, prese d’assalto il castello di S. Vito, occupò la città di Telese, e depredò in tutti i punti il contado di Aquino ed altri convicini paesi, dopo di che le sue schiere, onuste di preda, fecero ritorno in Benevento. E allora i due emuli infelici entrambi, poiché ad essi non erano meno infesti i saraceni che agli altri italiani — conobbero pur troppo che a’ mali delle intestine discordie è pessimo rimedio il soccorso dei barbari. E infine per soprassello di sciagure nel giugno dell’anno 847 fu per la seconda volta Benevento crollata da un forte tremuoto, pel quale si videro atterrati molti edificii, e morti di un subito e sepolti sotto un monte di rottami gran numero di uomini.

Mentre l’intera penisola, per causa dei saraceni, era in preda alla desolazione, e perdurava ancora la discordia dei due principi, intesi l’un l’altro a distruggersi a vicenda, si recò in Roma Lotario Augusto, affine di conseguire la corona d’Italia per mano del pontefice Sergio II. Laonde il conte di Capua, Adimario Gastaldo di Salerno, e Bassaccio abate Cassinese, traendo profitto d’una sì propizia occasione, posero sottocchio all’imperadore lo stato miserando dell’Italia per opera dei saraceni, instando che ponesse un termine a tanti mali. Lotario acconsentì all’invito, e recatosi con numeroso e agguerrito esercito in Benevento, disfece e mise