Pagina:Isernia - Istoria di Benevento II.djvu/55

Da Wikisource.

– 46 –

disastri funestarono il principato di Benevento. I Mori che reggeano Bari, ultimo loro refugio dopo le patite disfatte, aveano nuovamente invase le terre di Benevento e di Salerno, sicché i due principi, secondo l’Eremperto, deputarono Bassazio abate Cassinese, e Giacomo abate di S. Vincenzo per legati all’imperadore Ludovico in Francia, affine di richiamarlo nuovamente in Italia. Costui tenne l’invito, e con un’armata non molto considerevole si trasferì a Bari, ma dopo alquanto tempo, mancando i Capuani alla data fede, si partì senza eseguire alcuna impresa di momento. Ma, appena egli si ritrasse dalle mura di Capua, i saraceni, capitanati da un tal Suadan, feroce battagliero assuefatto alle rapine ed al sangue, e che in ogni giorno solea porre molti uomini al taglio della spada, eruppero dalla città, e, anelanti alle prede, impresero una guerra a sterminio contro i principati di Benevento e di Salerno. E finalmente gravi di preda erano in procinto di far ritorno in Bari, quando Maiepoldo Gastaldo di Boiano nel beneventano, Lamberto duca di Spoleto, e Gerardo conte dei Marsi, confederatisi insieme, corsero addosso a quei predoni, bramosi di ritogliere ad essi la preda, e si venne tosto alle mani; ma la vittoria toccò ai saraceni, e i due Gastaldi e il conte Gerardo perirono sul campo. Allora Suadan corse più alla bestiale le terre nemiche, e, salve le principali città munite di mura, tutti i minori paesi e castelli andarono in rovina. E, avido di maggiori prede, trasse in prima a devastare la Badia di S. Vincenzo, e poscia apparì inaspettato in Montecassino, mettendo a guasto e ruba ogni cosa, e non dandosi pace, sinché non gli venne fatto di rinvenire il nascosto tesoro dei monaci. I cassinesi erano in pensiero che i barbari, non anche satolli di oro, avessero dato fuoco alla badia, e perciò, a stornare un tanto pericolo, l’abate Bertario mandò ad offrire a Suadan tremila monete d’oro per ammansarne la ferocia, e in tal modo fu salva la Badia, quantunque i saraceni predassero nei dintorni tutto il bestiame del monastero.

Adelgiso in tanto pericolo invocò nuovamente l’aiuto