Pagina:Isernia - Istoria di Benevento II.djvu/87

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gli alcuni doni. Leone accolse i legati assai benignamente, e gradì molto anche i doni, e quindi fece assicurare la cittadinanza che egli si sarebbe adoperato per contendere ai normanni la conquista di Benevento.

Indi Leone tornò in Puglia, e non trasandò alcun mezzo per conciliare coll’imperadore i Beneventani, che assolvette dalla scomunica, fulminata contro di essi da Clemente II; ma contemporaneamente, a far pago l’irato monarca, mandò in esiglio i due principi Pandolfo III e Landolfo VI, che aveano indotto il popolo a insorgere contro la sua persona, come narrano l’anonimo monaco di S. Sofia e Leone Ostiense. E siccome, non ostante il rifiuto della maggioranza dei cittadini di dargli la signoria di Benevento e dichiararsi suoi sudditi, il papa riteneva indiscutibili i dritti acquistati dalla S. Sede sulla città di Benevento; così, mediante calde esortazioni ed insistenze, conseguì dall’imperadore Enrico III un esercito di tedeschi, che, insieme ad altra gente di Germania da lui assoldata, condusse in queste provincie non solo per la difesa di Benevento, ma altresì per tentare di liberare la Puglia dal giogo dei normanni. Ma, appena il pontefice invase la Puglia coi mentovati aiuti, i Normanni occuparono Benevento, e poscia, benchè impari di numero all’esercito del papa, non dubitarono di accettare la battaglia, movendogli incontro sulle rive del Fortore. La vittoria fu lungamente incerta, e pareva che or l’una, or l’altra delle due armate prevalesse; finchè Riccardo I conte d’Aversa, che avea il comando della fanteria normanna, anelando di dar presto termine a quella sanguinosa battaglia, si lanciò col nerbo de’ suoi più prodi sugli alemanni, i quali, dopo eroica resistenza, perirono tutti da valorosi sul campo.

Dopo la memorabile battaglia del 18 giugno 1053 i vincitori normanni entrarono in Civitate, ove erasi ricoverato il papa Leone che divenne loro prigioniero. Ma essi usarono con moderazione della vittoria, e il molto sangue sparso nulla detrasse alla riverenza che mostravano di professare per il capo della chiesa. Infatti tutti i duci dell’esercito nor-