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Pagina:Issel - Viaggio nel Mar Rosso e tra i Bogos, Milano, Treves, 1876.djvu/148

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118 viaggio nel mar rosso e tra i bogos.


Non è a credersi che tra le delizie di Gedda io perdessi di vista le consuete ricerche, oggetto delle mie costanti preoccupazioni. Consacrai infatti un’intera giornata alla esplorazione delle scogliere corallifere che assiepano la rada; ma con esito infelice, avendovi soltanto rinvenuti ben pochi rappresentanti della vita animale marina, all’infuori dei zoofiti e dei pesci. Di questi ultimi trovai alcune pregevoli specie, e, coll’aiuto degli esperti pescatori arabi, avrei potuto aggiungerne molte altre alla mia raccolta, se non mi fosse mancato l’alcool onde conservarle 1.

Ritornando a bordo, il giorno della partenza, trovo di molto accresciuto il numero dei compagni di viaggio, e sono tali e tanti i tipi dei passeggieri che ingombrano la coperta da disgradarne un museo d’antropologia. Alcuni ufficiali e funzionarii turchi, vestiti di ricche uniformi, e parecchi mercanti greci dalla chioma incolta, rappresentano l’Europa; all’Africa appartengono, per tacere degli Egiziani, varii negri del Sudan e due belle schiave abissine, giovanette trilustri, che ancor non sanno chi domani chiameranno signore e qual serraglio sarà loro prigione. Gli Asiatici formano la maggioranza nella turba eterogenea e sono Soriani dal volto aperto ed intelligente, Arabi della Mecca e di Medina, ch’io, per l’andar sospettoso e lo sguardo torvo, inclino a giudicar tristi soggetti, e finalmente Indiani, sulla cui fronte olivastra si legge la nobiltà d’una razza decaduta. Mi sembra meritevole di special attenzione, in mezzo ad essi, un omettino dalla testa quadra, giallo e grinzoso in faccia, con due occhietti scaltri ed infossati e larga bocca sdentata. Una corta camicia ed un paio di leggieri calzoncini bianchi lasciano scorgere l’esuberante prominenza del suo addome e l’esilità degli arti. Sdraiato continuamente sopra un letto e circondato da uno stuolo di servi, è incessantemente occupato a biasciare il betel che un vecchio indiano in turbante gli porge sopra un argenteo vassoio, in tante tazzine d’oro, capaci quanto un ditale da cucire.

Costui, degno di ispirare la matita di Teja, è un nabab doviziosissimo, rigido maomettano, il quale, compiute le proprie de-

  1. A Gedda, essendo i pescatori muniti di buone reti, si potrebbe mettere insieme una cospicua collezione di pesci assai più agevolmente che non a Massaua, ove l’unica rete impiegata è un piccolo giacchio o ritrecine che serve a cogliere il pesce minuto per inescare gli ami.