Pagina:Issel - Viaggio nel Mar Rosso e tra i Bogos, Milano, Treves, 1876.djvu/95

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isola di sarato. 75

insolita ampiezza, tutto contorto dalla rifrazione, ed era già per metà immerso nel mare; la mia ombra si andava allungando smisuratamente sul terreno. Finalmente il massimo luminare scomparve, lasciando ad una nuvoletta sanguigna le reminiscenze del suo splendore, e la notte avvolse ogni cosa nel suo manto oscuro. Pervenuto al lido, un fuoco, acceso dai marinai sulla riva, mi guidò come faro nella direzione della lancia, attraverso alla spiaggia pantanosa, di fresco abbandonata dalla marea discendente. Il mio ritardo cominciava ad inquietare il buon nachuda, il quale in cuor suo sospettava lo scitan di qualche malizia. Al mio ritorno a bordo, la rada avea preso un altro aspetto; da ogni banda splendevano i fuochi accesi nelle barche reduci dalla pesca delle perle. Da quando a quando la brezza marina portava ai miei orecchi gli accenti gravi della preghiera musulmana.

                         Era preghiera, e mi parea lamento,
                         D’un suono grave, flebile, solenne,
                         Talchè sempre nell’anima lo sento 1.

Poi i fuochi si spensero e tutto tacque, tranne il cheto mormorio della marea che saliva. Prima di coricarmi, cosa di cui avea gran bisogno, sclamai, volgendomi al nachuda: — Domani alla pesca! — Ed egli a me: — domani insciallah. —

Il giorno seguente, avendo preso il largo prima che spuntasse il sole, affine di raggiungere di buon’ora un banco perlifero distante circa 10 miglia dall’isola, incontriamo, appena oltrepassati i ripari della rada, un mare sconvolto da cui è assai malmenato il nostro vecchio e sdruscito sambuk. Mentre si sta discutendo a bordo se si debba proseguire od indietreggiare, vediamo sbucar fuori della rada un vela, poi due, poi tre, insomma tutta la flottiglia dei pescatori di perle, e deliberiamo allora di seguirla. Ben presto siamo raggiunti dalla prima barca, e nell’istante in cui ci passa d’accanto, la sua ciurma di ben 40 uomini mette all’unisono un oh! prolungato, in guisa di saluto, cui i miei uomini rispondono nello stesso modo; successivamente scambiamo il medesimo complimento con altri legni che ci passano innanzi. Un’ora prima del meriggio arriviamo final-

  1. Giusti, Sant’Ambrogio