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3.° Liberare i banchi d’ostriche dal nemici che, in varie maniere, loro sono nocivi, come: molluschi terebranti, asterie, briozoari, focili, zostere, ecc.

Circa il primo di questi scopi è a sapersi che le ostriche sono ermafrodite o che in tempi variabili, secondo le specie e secondo i luoghi1, producono un numero grandissimo d’uova, le quali sono fecondate nelle stesse ovaia della madre, e vi giungono a maturazione. Queste uova scendono poscia nelle pieghe del mantello e tra le lamine branchiali e ivi danno origine agli embrioni, i quali rimangono pressoché un mese in incubazione, circondati da una specie di muco secreto dall’animale2, poi sono espulsi e si spandono nell’acqua, formando come una nubecola. Appena uscite dall’alvo materno, le ostrichine si presentano come corpicciatoli di forma presso a poco lenticolare, difesi da una conchiglia bivalve diafana, sottilissima, e natanti per mezzo di cigli vibratili connessi ad uno speciale organo locomotore. In tale stato hanno esistenza autonoma; ma ben presto, giungendo in contatto di un corpo sommerso, vi si fissano, ed intanto ciascuna di esse perde i suoi cigli vibratili e l’organo locomotore si atrofizza.

Si vuole che ciascuna Ostrea edulis emetta da uno a due milioni d’embrioni. Ma, tra questi, ben pochi si sottraggono alle numerose cause di distruzione che li minacciano. Molti trovano la morte in alto mare, ove sono trascinali dalle correnti, altri sono sbattuti dai marosi, altri cadono nella melma o tra i fuchi e vi soccombono, altri finalmente son divorati dai pesci.

Il coltivatore deve adunque procurare d’impedire lo sperpero di quegli embrioni e di presentar loro il più presto possibile un appoggio cui possano aderire per poi svilupparsi. Lo stesso fondo del mare può essere opportuno all’uopo, purché non sia coperto di sabbie o ghiaie mobìli od invaso dalla melma od infestato dalle zostere e dai fuchi. Togliendo la melma ad un fondo, se non é troppo copiosa, strappando le piante marine che lo ingombrano, deponendo su di esso pietre, gusci di conchiglie od anche apparati appositi denominati collettori, si preparano artificialmente letti propri i ad accogliere una colonia d’ostriche più o meno numerosa. La forma e la materia di questi apparati variano secondo le circostanze locali e secondo la specie che si coltiva.

Uno dei collettori più efficaci e più semplici è la fascina formala di ramoscelli di due a tre metri di lunghezza, ben legati fra loro alla parte media e assicurati per mezzo di cime a pezzi di pietra calati al fondo. Tal’è quello che si adopera a Taranto e nel lago Fusaro. Altra maniera di collettore è un assito formato di pezzi mobili, sostenuti da piuoli o fissati temporariamente, mediante perni, in modo che si trasportano a piacere da un punto all’altro; alla faccia inferiore del tavolato si attaccano piccoli rami secchi o piallatura di legno, alfine di moltiplicare l’estensione della superficie presentata ai molluschi.



  1. In Liguria ho trovato le ostriche pregne di uova agli inizi di marzo, in aprile ed in maggio.
  2. Allorché l'emissione è imminente la massa degli embrioni assume una tinta bruna o nerastra.