Pagina:Istituzioni di diritto romano.djvu/104

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introduzione 101

lio, Alfeno Varo, etc. etc. Aufidio Ramusa è uno dei 40 discepoli di Servio Sulpizio, ricordati da Pomponio. Egli riunì le opere dei suoi compagni di studio in una Compilazione di 180 libri, citata sotto il titolo complessivo di Servi Auditores. Aulo Ofilio è celebre principalmente per i suoi lavori sull’Editto; di lui troviamo scritto: edictum praetoris primum diligenter composuit. Fu amico di Cesare; ma si astenne dalla politica; quindi non ebbe mai alcuno ufficio pubblico. Alfeno Varo sortì umilissimi natali, si vuole che fosso barbitonsore in Cremona; la molta dottrina, che per studio perseverante ed ingegno eminentemente svegliato, presto acquistò, gli valse il Consolato, e la sepoltura a spese dello Stato. Scrisse 40 Libri Digestorum, dai quali furono estratti i 54 frammenti, che di lui sono riportati nelle Pandette. Suo contemporaneo fu Trebatio Testa; che godè di minore fama di Ofilio, cui era inferiore per talenti, ma per lo meno uguale nella pronta e profonda conoscenza del Diritto. Sebbene vecchio, pure contemporaneamente a Trebazio Testa, viveva Aulio Cascellio, più oratore che Giureconsulto, famoso per la indipendenza del suo carattere, che lo fece avverso a viso aperto alle prepotenze dei Triunviri. Scolare di Ofilio fu Q. Tuberone, che dall’arte Oratoria, come molti altri, passò alla Giurisprudenza, nella quale divenne, al dire di Pomponio, profondamente istruito. Dopo questi Giureconsulti, e così sotto il Regno di Augusto, tennero il primato Antistio Labeone ed Attejo Capitone, dei quali già abbiamo parlato; fra questi due, Labeone ebbe più credito. Nerva e Sabino, lo dicemmo, proseguirono nella scissura dei loro maestri, Labeone e Capitone. Coccejo Nerva discepolo di Labeone, seguitò i suoi principj scientifici, non già i politici. Infatti fu intimo amico di Tiberio. È citato spesso come autorevole Giureconsulto, ma non si ricorda nessuno scritto particolare di lui. Fu padre di un altro Giureconsulto Nerva, ed avo di Nerva Imperatore. M. Sabino successore di Capitone, era poverissimo, tantochè viveva mercè i soccorsi dei suoi discepoli; e solamente negli ultimi tempi della sua vita fu ammesso nella classe dei Cavalieri. Compose molte opere, fra le quali specialmente lodato fu il suo Manuale,