Pagina:Istituzioni di diritto romano.djvu/87

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84 introduzione

guardie della persona del principe, ed ebbero da primo autorità esclusivamente militare; e quando la salute del principe dipese principalmente dalla loro fedeltà, e sulla forza delle armi riposò la stabilità del governo, i Prefetti del Pretorio ebbero importanza massima. Uno solo, d’allora in poi, esercitò quest’ufficio, divenuto il primo di tutti. Il Prefetto del Pretorio omai ufficiale civile dello Stato, prese parte a tutte le politiche faccende, ed ai giudizj proferiti dall’Imperatore. Le controversie giuridiche che l’Imperatore doveva decidere, furono discusse prima dinanzi a lui; onde avvenne che la qualità di Giureconsulto si addimandasse, per esercitare questo ufficio. Alessandro Severo diede perfino forza di legge ai regolamenti, da questo Prefetto imposti ai proprj Subalterni. I soli cavalieri poterono cuopire tal carica eminente cui li inalzava l’Imperatore, tenuto conto del voto dei Pretoriani, e qualche volta del Senato, dalla quale ordinariamente non erano remossi, se non che per arbitrio imperiale.

c) Prefetto dei Vigili (Præfectus Vigilum) era il capo delle milizie destinate a mantener l’ordine nella città. Comandava sette coorti di guardie, distribuite una per ogni due regioni (che ora in Roma erano 14), faceva delle perlustrazioni, vegliando perchè il fuoco non si appiccasse o si dilatasse, e per impedire i furti, e principalmente i balneari e quelli con scasso. Aveva ancora una giurisdizione criminale ristretta, in materia di incendj e di furti; quando il Delitto avrebbe portato all’applicazione di una pena grave, Egli come incompetente a prenderne cognizione, rinviava l’affare al Prefetto della Città.

d) Il Prefetto dell’Annona (Præfectus Annonæ) provvedeva all’approvigionamento di Roma, ed alla salubrità delle vettovaglie, aveva autorità di conoscere e giudicare dei Contratti e dei Delitti a ciò relativi. Egli era un ufficiale ben distinto dai Præfecti frumenti dandi, che sopravvedevano alle distribuzioni gratuite di grano, d’olio, e di carni, nonchè alle largizioni di danaro, che gli Imperatori cominciarono a fare per cattivarsi l’amore della plebe.