Pagina:Istoria della città e costiera di Amalfi.djvu/229

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5111 Quid quaeriinar, genui infelìx ^ humana labare Membra aevo: cum regna palam moriaDtur, et urbes? (i). Oltre le prenominate Tavole Amalfitane, sappiamo es«servi state ancora altre proprie e particolari leggi che Amalfitane Consuetudini chiamavansi. Desse erano in prima ripartite in 26 rubriche, che nel 1276 a’ 3o ottobre furono meglio redatte e solennizzate per mano del pubblico notaro Pietro de Felice, con r intervento dell’arcivescovo e patrizio in allora Filippo Augustariccio^ il suo congiunto Giovanni sindaco e dot* tore^ Damiano Linguario giudice; Andrea Capuano reTer. Cantore; Giovanni Saudiano; Bernardo Comiteorso; Ruggiero Cappasanta milite (i), e tredici altri nobili pa* trizj amalfitani. (1) Sannaszaro de partu Vìrginis Ilb. 3. (a) Il nome di milite in quei tempi significava Io sfcsso che nobile^ trovandosi assai frequente nelle scritture di quella età i nobili Napoletani, Capuani, AmalStani ec. col nome di militi, e specialmente quando si trattava distinguerli dalla plebe. Questi con solenne cerimonia venivano dalle mani del re cìnti di spada, calzati di sproni, e decorati del cordone militare. Innocenzio J^, scrivendo a* Napoletani circa l’an. 1199 vi distingue tre ordini, e chiama la nobiltà col titolo di militi; Clero, Militibus, et Popolo Neapoli" temo» Coloro poi che dovevano essere ornati della dignità militare venivano scelti tra il fiore de’ nobili, scrivendo Accursio ( in L milites ff, ex qtdbus causis majores ), cbe tra i requisiti di chi voleva un tal onore vi erano quelli di non esser mercatante, e di essere disceso da chiari antenati, e si era in obbligo di far le pruove della discendenza. Anzi il re Ruggieri per mantenere lo splendore di quest’ordine, stabili per legge, cbe non potesse ottenere la dignità militare, se non chi da antenati Militi fnsse disceso, come si ha dalla Constituzione del (legno, che comincia Rex Rogenuf, sotto il titolo de Nova MHitia (LIX.), cui simile è la Constituzione di Federico II ^