Pagina:Istoria della città e costiera di Amalfi.djvu/260

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1240 zioni, una per Ludovico sotto la guida d’Antonio d’Afflitto, e r altra pel re Ladislao sostenuta da Carlo del Giudice (entrambi patrizj amalfitani) rompendo in cotal guisa i più sacri vincoli di natura e di dovere^ richiamarono sulla patria V abbandono e ’1 flagello. I progressi della vita sociale man mano awanzandosi) le carestie ) le epidemie, le guerre intestine, e poi le viste di lucro y divennero per queste nobili famiglie nuove ragioni di emigrazioni. Questa distinta nobiltà non mai disgiunta da chiaro sapere, da gentilezza e sociali virtù, esigerà sempre la venerazione de’ tempi come lo fu presso degli uomini. Al sommo ci duole, che questa avventurosa città sia stata priva di un bardo che celebrato avesse in accorcio le virtù e le azioni eroiche di tanti benemeriti e gloriosi cittadini — Il corso irreparabile de’ secoli e le disperse notizie ci offrono un patrimonio assai scarso a perpetuare interamente le loro memorie... Eppure se tutte le virtù ed imprese degli Amalfitani si fussero a noi tramandate, con buon dritto potremmo ripetere con Orazio: Vixere fortes ante Agamennona Multi: sed omnes illacrymabìles Urgentur, ignotique longa Nocte (i) Nulladimanco animati dal sacro dovere di patria carità ci siamo impegnati con indefesse ricerche al raccoglimento e sviluppo delle loro azioni antiche e gloriose. Avremo principalmente da ammirare nel secolo XI. (i) Horat. od. IX. lib. V.