Pagina:Istoria della città e costiera di Amalfi.djvu/279

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a59 Butillo; venuto in Mocera col de Giudice ed alti*i Gii> dinali 9 entrò in sospetto per una cifra che trovò di* retta ad un de^ porporati. Questa secreta intelligenza produsse tanto sdegno in Urbano ^ che cinque di essi i fra quali il cardinale del Giudice, ne fece incarcera* re, e senza rispetto sottoporli a fieri tormenti. Teodorico di Niem, che con minuto e fedele racconto scrisse di que«sto scisma, e che si trovava là presso di Urbano in qualità di suo segretario ^ rapporta ( ironicamente ) ch’era un piacere vedere il papa che passeggiava dicendo l’ufficio y mentre il cardinal di Sangro ch’era corpulento stava appiccato alla corda, ed egli interrompendo la salmpdia domandava con atroce sarcasmo: come passcu^a il irai* tato? In fine per non aver voluto ninno di loro propalare il segreto, furono tutti cinque rinchiusi in un sacco, e miseramente buttati in mare (i); senza che la patria potuto avesse raccogliere le ceneri di si bel germe. Finalmente Marino del Giudice, maccianghero di corpo, di spirito malinconico, implacabile nelle offese, nemico de’ monaci, che sovente dileggiandosi dicea d’essersi impinguato a cagion delle loro bestemmie e minacce visse nell’arcivescovile sede d’Amalfi undid anni, dove riportò a questa chiesa molto utile e vantaggio. ’ A lui dobbiamo la covertura del fiume dalla porta dell’Ospedale sin alla marina, che prima per essere scoperto (i) Pandolfo CoUenoccio, narra che i cardinali fatti da Urbano carcerare furono sette, de’ quali cinque mentre’ riavigara fé’ niaz«zerare* e che gli altri dne nei giungere m Genova trovandoli giodtcia^aiBcnte convinti di reità, gli avesse &tti a colpi di scure morire m pKeieùsta del clero e del popolo, e quindi £itti disseccare i loro corpi nel forno, ne avesse rinchiuse le ceneri in alcuni baligioni che poi portava innanzi su de’ muli co’ cappelli rossi, onde ognun si fusse guardato d* insidiarli la vita.

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