Pagina:Istoria della città e costiera di Amalfi.djvu/357

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355 cale, che un tempo ved evasi eflSgiata nelFìaiitico sedile di questa città*— -In un vicoletto ai disotto dell’antico vescovado vedesi un bella urna cineraria colla seguente iscrizióne; DIS MAHIBVS I.. REIVIVII. LIB. I.. HILODOXI HÀG. QVINQ. COLL. FÀBR. TIG. (l) CVSTODEM. AVG. L. RENNIVS PROCVLVS FECIT. PÀTRI SVO CARISSIMO. Niente altro ci rimane a dire su di questo paese, un tempo tanto ricco, popolato e potente ed al pre* sente mìsero e squallido soggiorno di pochi umili abitanti. Quale cangiamento!!! Il nobile infastidito e quasi avuto a sdegno F asprezza e la ristrettezza del sito, cercò altrove delle migliori sedi, lasciando con tranquilla indifferenza quella patria che dato gli avea i natali. Il suo tetto servi più tardi di ricovero al novello montanaro, e le sue deliziose ville ridotte furono in boschi e vigneti. A ragione scrisse T autore delle Istorie Fiorentine (2) ) «che gli uomini non si mantengono mai nelM le difBcultà se da una necessità non vi siano mante(1) Magìstri quinquennales collegi fabrum tignarum. (a) Lib. a«Tol 1. pag. 63. cdii. di Firenze presso Conti 1818.