Pagina:Istorie dello Stato di Urbino.djvu/134

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Libro Secondo. 95

fosse, alla medesima casa nondimeno, da Honorio Terzo Pontefice, con molta benignitade fu resa. Per lo che dalla sceleraggine di Federico sudetto la medema Città malignata, dopò haver dall’armi sue longa molestia sofferto, necessitata venne di cedendo alla di lui potenza, nelle sue mani cadere, l’Anno 1241. da cui mancò poco non venisse destrutta. Federico poi morto, in mano di Manfredo herede suo cadette, ilqual parimente estinto l’Anno 1265. dopò infinite rivolte transitò alla Chiesa, nel Pontificato regnante Clemente Quarto, dalquale data in governo à Giovanni Sciancato figliuolo di Malatesta da Verrucchio, fù da quello come da Padrone supremo, non meno, che dal Padre, fù Rimino, signoreggiata: Onde perciò di essa i Cittadini della parte Ghibellina sdegnati, levato dal governo, della Cittade il cacciorno, quelli pigliandone l’assoluto Dominio: da cui ne furono in breve privati anch’eglino da Celestino Quinto, prima che renunciasse il Papato, l’Anno 1264. e dal medesimo resa benignamente à Giovanni sudetto; dopò la cui morte fù con tirannide occupata l’Anno 1304. dal Malatesta Pandolfo: E dopò due Anni questo co’ gli suoi adherenti da Cittadini cacciato, all’obedienza tornò alla Chiesa, sotto il cui governo sino all’Anno trattennesi 1318. Mà di quella i Cittadini, essendo in questi giorni astretti dall’armi di Lodovico Bavaro, per non cedere la libertà loro à quest’empio scismatico, di nuovo il sudetto Pandolfo à quella Signoria chiamorno; il quale non men per lo suo gran valore, che con l’aiuto di Giovanni Vigesimosecondo, costantemente la difese; & nel Dominio suo si trattenne per sin’all’Anno 1326. Et essendo Pandolfo mosso co’ Pesaresi per acquistar Urbino, che seguitando la fattion Ghibellina s’era in aperto de’ Sommi Pontefici dichiarato nemico, fù da quelle mura scacciato; & essendo quei Difensori soccorsi da suoi partiali Toscani, fecero de’ Pesaresi crudelissima strage: indi la vittoria seguendo, in Pesaro si portarono; il quale sproveduto mirando, l’occuparono tosto, e nel dar principio al sacco, da i Cittadini rimasti con tal’empito, e valore furono ributtati, che pochi di essi alla Patria tornarono, in modo che non fù possibile trovare, se maggior fosse in Urbino de’ Pesaresi il numero, ò de gli Urbinati restati morti in Pesaro. A questa Signoria successero Malatesta, e Galeotto, del defonto Pandolfo, e figli, & heredi; i quali habitando in Rimino, Pandolfo di Malatesta figlio, e del vecchio Pandolfo nipote (come d’ambi Vicario) reggeva Pesaro. Mà fattisi questi due fratelli potenti; cresciuto havendo sopra molte Città, e Terre della Chiesa il lor Dominio titannico, adherirono, per ispogliati non essere, à Lodovico Bavaro, dal quale come di tutto il mal’acquistato dichiarati Vicarij, si tennero falsamente legitimi possessori. Venuto poi d’Avignone il Cardinal Carilla, Legato d’Innocenzo Sesto Pontefice, questi fieri Tiranni sconfisse, ponendo Galeotto in carcere;