Pagina:Istorie dello Stato di Urbino.djvu/200

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Libro Secondo. 161

del Pretorio ad esso congionto, e di un sontuosissimo Tempio. E si come nel Teatro veggonsi molti vestigij, che additano la ragunanza del popolo Suasano, in tempo de gli spettacoli pubblici, e nel Pretorio, dove convenivan i Giudici, e i Magistrati, per amministrare la Giustizia, cosi nel Tempio trovate furono cose infinite, testificanti, come ivi daʼ Sacerdoti si sacrificasse à i Dei, singolarmente à Giove Olimpico; essendosi quivi una statua di marmo pario dellʼistesso Giove scoperta di pretiosa man lavorata, nellʼistesso tempo che Ottaviano edificò lʼaccennato Palagio; come parimente alcune pietre scritte, delle quali più à basso lʼinterpretatione darassi, statue di bronzo, e marmo, che di varij Dei rappresentan lʼefifgie, insieme con molti vasi pur di bronzo Corintio, che al ministero de i sacrificij si ponevano in uso; principalmente la patera dellʼoblatione, molte anella dʼoro, con Gemine pretiose, di varie sorti, & infinite medaglie di ramo, bronzo, argento, & oro, in cui si scorgono improntate lʼimagini deʼ Romani più famosi; ed altre mille cose, che si come appresso quegli Antichi furono di stima; hora si rendono della curiosità de soggetti; le quali per questo raccolte dal sudetto Volpelli, tutte furono (dalle statue di Giove, e di Agusto in fuori) à SantʼAngelo in Vado sua Patria, e di lì a S.Leo, luogo della sua habitatione portate: ove in una marmorea tavola poste, con distintione; alla vista loro chiamarono i più virtuosi soggetti della Regione. Ma essendo queste dopo la sua morte, frà gli suoi heredi, con le sostanze divise, al presente in più luoghi si trovan disperse: benche in Mondavio nella casa di Sinobaldo, e dʼAgostino Antonini di queste la maggior parte si trovi, e da quelli come conoscitori del valore di esse, il dovuto conto si tenga. Dallʼistesso Volpelli, à questi luoghi vicino, dalla parte dʼOstro, scuoprironsi dal terreno molti acquedotti di piombo, e di pietre cornie, diligentemente lavorati, i quali dal ricco fonte Castellionese venendo, in diverse parti della Cittade, anche oltre il fiume verso lʼOccaso portavano lʼacque, scorrendo sopra di esso per li fianchi de i Ponti, à capo di cui, nella medesima parte, si giudica fossevi situato il Foro; essendosi trovati ivi, di un grandissimo Tempio i vestigij, & una statua di bronzo, trà quelle materie, al naturale di persona mediocre, della quale il braccio destro, con una Tromba in mano, dentro la Galeria di D. Livia Duchessa dʼUrbino, in Castelleone conservasi, che posta in bilancio, pesa ventisei libre, e meza. Da questo fragmento concludesi, che si come fù esso dellʼidolo della Fama; cosi à lei fosse quel sontuoso Tempio sacrato. Molte altre cose, che da diversi luoghi vennero da questa Città estratte, nella medesima Galaria si vedono: come una mazza di bronzo di sedici libre, tre palmi lunga, e molto per offender valevole; e questa io stimo la medesima fosse, la quale (come dicemmo) frà le ruine del Tempio di