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Libro Terzo. 145

dersi, e di salvarsi. Curato poi dalle ferite, ritornò alle guerre; E dopò la morte di Giulio Secondo, militò con gli medesimi honori ne gli Esserciti di Leone Decimo, e ne gli assalti, che da Lorenzo de' Medici dieronsi à Mondolfo, restò, (volendo quelle muraglie salire) gloriosamente estinto. Di cui riconosciuto il cadavero, fù con molto honore nella Chiesa di San Sebastiano (luogo de' Padri di S. Francesco) fuor dalla Terra sepolto. Restorono di lui due figli, Lorenzo, e Nicolò, che fù di mio Padre il Genitore, i quali essendo fanciulli, furono educati sotto la cura di Cimarello lor Avo; onde riuscirono molto saggi, e vissero lungo tempo commodi molto ne i beni di fortuna; e specialmente Nicolò, il quale non solo maritò trè figlie con grosse doti, in rispetto all'uso di quei tempi, in Case assai honorate: Mà dopò la sua morte, che successe nell'età sua ottogenaria, lì 9. di Novembre, l'Anno 1585. due giorni avanti la mia nascita, divisa la sua heredità trà suoi figliuoli, tutti restarono per essa convenevolmente ricchi. Se questo non fosse uscito al Mondo trà i miei Progenitori, arditamente direi, che'l suo corpo, quando nacque, ottenne un'animo Romano. Haveva trè figliuoli, e tutti trè maritati nella propria Casa, i quali per non inquietarsi l'un l'altro, per cagion delle Donne trà loro discordi, risolverono di commun consenso andar'al Padre, e chieder ciascuno la parte sua, per poter vivere in separata Casa; ciò fatto il buon vecchio con la solita sua gravità rispose loro, che la mattina seguente fossero da lui, per sentir la risposta. Venuta l'hora dello stabilito giorno, esso da loro seguito, s'incaminò verso il Colle S. Giovanni, dov'erano le possessioni loro, dal che fecero i figliuoli argomento, che ciò per distinguer le parti di ciascuno, succedesse. Arrivato ch'ei fù alla sommità di detto Colle, nel qual si congiongon trè vie, volgendosi con occhio torvo, e con severa faccia, ad essi commandò, che ciascuno si pigliasse per sua parte una di quelle strade, ne che mai più ardissero di ritornarli avanti. Da tal risolutione atterriti i pretendenti figliuoli, necessitati furo ad obbedire: Onde chi verso l'una, chi l'altra parte andando, stettero fuori della Patria qualche tempo, procurandosi gli alimenti con l'industria. Ne sarebber li tornati in gratia, se le lunghe, e reiterate preghiere di grand'amico, dopò molti mesi non l'havessero mosso à compiacerli, per viver sempre alla sua volontà ubbedienti. Oltre à questo molti altri fatti simili di lui si raccontano, che passati in proverbio, servono per instruttione à moderni, circa il viver morale. Fù honorevolmente sepolto nella Chiesa di S. Francesco, in una Tomba, da esso, e da Cimarello figliuolo di Lorenzo, fratello suo, vicino alla Capella di detto Santo fabricata; Nel cui coperchio vedesi à lettere maiuscole il suo

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