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150 Di Corinalto ne i Senoni.

chiamato ancora (come le lettere patentali li à pieno l'affermano.) Fù molto inclinato alla Religione, & à gli essercitij del culto Divino (come con l'operationi diedene il saggio) perche non solo riedificò l'Altare con sontuosi ornamenti, che fù di Nero Piccino, entro la Chiesa di S. Francesco; mà di più introdusse la Religione de' Padri Capuccini in Corinalto, ricevendo nella propria Casa il Padre Frà Antonio da Monte Ceccardo, General Commissario di quella Riforma, e disponendo i Cittadini ad abbracciarla come all'anime utilissima, ne gli essempi, e ne i costumi; così consta da una lettera del sudetto Padre Comissario, ch'è di presente nelle mani di Girolamo Fontini suo pronipote. Ritrovandosi Luogotenente in Macerata, l'Anno 1558. morì con buona estimatione della sua salute; & essendo anche Confaloniero in Corinalto, vollero gli figli riportare quel cadavero alla Patria; ove honorato con solenni essequie, fu nella Sepoltura de' suoi antenati, in S. Francesco riposto.


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anfilo Orlandi strenuo Capitano, di cui parlando il Ruscelli nel supplemento dell'Historie del Giovio, con sua lode grande, racconta, che Francesco Rè di Francia molto confidasse nella sua candida fede, havendolo in particolare dimostrato, quando la Piazza di Marano in man li diede nel Friuli, Fortezza per gli suoi grandi affari, nel principio della nuova guerra, di conseguenza, la quale da' suoi era stata levata con molta fatica, ed'inganno àgl'inimici. E volle, che quella, con le sue genti servasse, per sino che risolvetesi nel suo luogo il Signore di Seni mandare. Uscito Panfilo da questa Fortezza, fu subito Colonello creato, nel qual dignissimo carico avanzandosi molto, ottenne il commando di Luogotenente Generale sopra alcune Italiane Legioni. E diportandosi in ogni sua Impresa da generoso: Finita poi la guerra (che tanto aspra fu trà Carlo Imperatore, & il sudetto Rege) l'Anno 1545. tornò alla Patria, da quella Maestra egregiamente honorato di doni, e di Privilegi, che resero non meno ricchi gli suoi heredi, che la sua morte gloriosa. Cose assai maggiori hò sentito raccontare da' vecchi di questo degno Capitano: mà non havendo da gli suoi ben serviti più di quanto hò scritto, con silentio le passo; stimando io essere non disdicevole, ch'egli resti alquanto nelle sue lodi mancante, che la mia penna troppo facile sia stimata in scrivere per vere le cose dubbie.


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iero Leone Amati figlio di Viviano sudetto, militò un tempo in Alemagna per la Cattolica Fede, contro i Luterani: e come soldato di gran prudenza, & di cuore, molto fù amato da Ottaviano Farnese Duca di Camerino; sotto il cui commando in un gran fatto d'armi contro Filippo Langravio d'Assia, ribello di Carlo Quinto Imperatore, e Settatore de i Luterani dogmi, restò gravemente di archibugiata in un piede

ferito,