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prefazione | xi |
solo in Italia ma e in Francia, perchè non ci darebbe egli pure una Biografia? Non dico una Biografia Universale, che per la mole sarebbe opera più di fatica che d’ingegno; ma una Biografia Nazionale, comprendente le vite dei sommi, che presso di noi rifulsero per sapienza intellettuale o civile. Nissuna nazione moderna ha un Plutarco, degno di tal nome: io vorrei che voi lo deste all’Italia».
Senza presumere tanto, eccone però alcune, delle quali non sempre si vedrà la ragione e principalmente il nesso; eppur l’hanno nella mente del redattore; non foss’altro, l’intento d’abituare a contemplar seriamente e nel loro insieme gli uomini, e capire che non sono nè angeli nè demonj, bensì mescolanza di buone e cattive qualità, di nobili aspirazioni e di bassi risultamenti, e che spesso ci pajono incoerenti perchè successivi.
Vero è che i personaggi, se vogliano analizzarsi soltanto colle nozioni della moralità usuale, si esaltano o si condannano, non si conoscono. Invece di somigliarsi a pretori di campagna che applicano materialmente la legge, gli storici sostengono uffizio di giurati, che devono informarsi delle particolarità, ponderare gl’impulsi, collocarsi nella situazione reale, nell’atmosfera o nella fotosfera, calcolare gli errori eccezionali in cui inciampano le eccezionali nature.
Ciò non dia a supporre che noi vogliamo tessere panegirici. È così vulgare la confusione di questi due nomi, che più volte ci toccò sentire da critici plebei, «Nel suo elogio del Beccaria fu costretto confessare.... Nel panegirico del Romagnosi dovette concedere....». No. La verità è lo scopo nostro, risoluti sempre a immolarvi gli affetti, le predilezioni, i rancori, come abbiamo saputo immolarvi e compiacenze e interessi e pace. Per le rinomanze distribuite dai momentanei entusiasmi non partecipammo mai alla triviale idolatria, troppo avendo visto come le alte dignità siano spesso ciuffate dal favore e dall’intrigo, e conservate