Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.1.djvu/207

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cristoforo colombo 187

ignudi nati; e di quanti io vidi, nessuno passava i trent’anni. Ben conformati, bel corpo, graziosa fìsonomia; capelli come crini di cavalli, corti e cadenti sulle ciglia; dietro lasciavano una lunga ciocca intonsa. Di tinta erano come gli abitanti delle Canarie, tra il nero e il bianco: ma dipingevansi alcuni di bianco, altri di rosso, o di qualunque colore trovassero; certuni soltanto in faccia, altri tutto il corpo; questi gli occhi, quelli il naso. Non portavano armi nè conoscevanle, e quando mostrai loro delle sciabole, essi, prendendole dal filo, per ignoranza tagliavansi. Non usano ferro: le loro zagaglie sono bastoni, su alcuni dei quali sta infisso un dente di pesce, o un corpo duro qualsiasi. Generalmente hanno bella statura e graziosi movimenti. Ne vidi alcuni, che aveano sul corpo diverse cicatrici, e richiesi col gesto qual ne fosse la cagione: mi fecero comprendere che nella loro isola veniano bande dalle isole vicine per farli prigioni, laonde difendevansi: e credetti, e credo ancora, che siffatti nemici venissero dalla terra ferma. Devono essere eccellenti servi e di buon carattere. Mi accôrsi che ripetevano prontamente tutto ciò che io loro diceva: e credo senza difficoltà si farebbero cristiani, poichè parmi non appartengano ad alcuna setta. Se piace al Signore nostro, al mio ritorno ne condurrò sei alle Vostre Altezze, affinchè imparino a parlare. Non ho veduto in quest’isola altra specie d’animali, che alcuni pappagalli.

«Vennero al mio vascello in piroghe fatte di un sol tronco, come lunghe lancie, e lavorate maravigliosamente per questo paese; alcune contenevano fin quaranta e quarantacinque uomini, altre più piccole, e in alcune non vi capiva che un sol uomo. Il remo è simile a una pala di forno; e se alcuna di esse capovolta, tutti si gettano a nuoto, la rimettano a galla, e con zucche che han seco la vuotano dell’acqua.

«Mi premeva di conoscere se possedessero oro. Alcuni ne portavano un pezzetto infilzato in un foro che si fanno nel naso; e giunsi per segni a sapere che, girando la loro isola e navigando a mezzodì, troverei un paese, il cui re aveva grandi vasi d’oro e quantità di questo metallo. Cercai indurli a guidarmi in quella contrada, ma compresi il loro rifiuto; onde feci proponimento d’aspettare il posdomani, e partir quindi alla bass’ora verso libeccio, ove, secondo i loro indizj, tanto a mezzogiorno che a maestrale esisteva una terra; e gli abitanti della contrada in quest’ultima direzione spesso venivano a combatterli, e andavano essi pure a libeccio in cerca d’oro e gemme preziose.