Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.1.djvu/276

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256 illustri italiani

s’avvezzavano a considerar l’Italia come capo del mondo, sospendendo con ciò le guerre alimentate quinci dall’ambizione e dall’avarizia, quindi dal patriotismo. Per risanguare quest’Italia, sguarnita di popolazione e di piccoli possessori, Cesare incoraggiò i matrimonj; e conoscendo quanto è dannosa l’assenza di proprietarj, proibì di restarne fuori più d’un triennio a chi avesse più di vent’anni e men di quaranta, eccetto i soldati; i ricchi prendessero almeno un terzo dei pastori fra gli uomini liberi; i veterani non potessero vendere il loro fondo se non dopo possedutolo vent’anni. Crebbe a mille i senatori, aggregandovi le persone più notevoli delle provincie, e principalmente delle Gallie, molti centurioni e fin semplici soldati e liberti, massime tra i vincitori della pugna farsalica. Tra gli atti di Cesare fu questo che più offese gli aristocratici, giacchè il senato cessava d’essere un corpo patrizio, unico rappresentante e conservatore del diritto quiritario, e convertivasi in un’assemblea di notabili, che potrebbe divenire rappresentanza di tutto lo Stato, su piede d’eguaglianza1. Coloro che vedevano nel patriziato la salvaguardia delle tradizioni romane, e idolatravano la patria, cioè la tirannide di essa su tutte le provincie, la signoria de’ nobili sovra i plebei, dovevano esecrarlo del pareggiar questi a quelli, ed aprir Roma a tutte le nazioni, cioè distruggerla. Noi che osserviamo la causa dell’umanità, che deploriamo una plebe conculcata a talento da una classe, e l’uman genere usufruito a favore di una città sola, altro giudizio porteremo di Cesare e di coloro che, per intempestive reminiscenze, troncarono tanti divisamenti, e precipitarono il mondo in nuovi disastri.

Il nome di re facea ribrezzo, eppure a Cesare si attribuivano tutti i poteri che costituiscono la monarchia; guerra e pace, proporre gli uffiziali civili, dirigere le elezioni, disporre degli eserciti, nominar i governatori provinciali, cassar le ordinanze speciali che aveano posto un limite alla sovranità, qual realmente sussisteva sotto la forma consolare. Cesare sapea di dover rispettare l’antipatia contro i re, ma sapea pure che quei re non erano stati assoluti, e rispettò le forme repubblicane, pure sprezzava quei che le esercitavano, quei

  1. Correvano pasquinate, dicendo: — Cesare trae i Galli dietro al carro, ma per introdurli in senato: costoro mutano la braca celtica nel laticlavio. Il pubblico è pregato d’insegnare la strada del senato ai nuovi senatori».