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napoleone 289


Quel che ben presto alzò le pretensioni, e cambiò le domande in intimazioni fu il terzo stato, che non si contentò dell’eguaglianza, volle la rivincita. Sieyès avea posato un problema d’implacabile semplicità: «Cos’è il terzo stato? — Nulla. — Cosa vuol divenire? — Tutto». L’ostacolo fra quel nulla e questo tutto erano i diritti degli Ordini privilegiati. Bisognava abbatterli, e si volle farlo coll’iniziativa isolata del terzo stato; donde proruppero i dissensi, che riuscirono allo scompiglio totale. Mirabeau, nobile ma organo del terzo stato, dichiarava che «le proposizioni del re salverebbero la patria, ma i doni del despotismo sono sempre pericolosi, onde bisogna ricusarli». Il despotismo di Luigi XVI!

Stava dunque in arbitrio di scegliere fra la libertà e la rivoluzione: si preferì la rivoluzione, e come adesso in Italia, la voce della libertà fu troppo presto soffogata dall’urlo delle fazioni, dagli intrighi dell’ambizione; la libertà si risolse in fiera tirannia per la necessità di proteggere l’eguaglianza; la fraternità in una conquista universale. Dapprima l’Assemblea Costituente, col suo sistema amministrativo, trasforma ogni Comune in una repubblichetta, lasciando al vertice la monarchia, col potere esecutivo ma destituito d’ogni istromento d’autorità; onde può dirsi che nessun più era tenuto a obbedire, eccetto il re, al quale lasciavasi l’apparenza di comandare, ma contendeansi fino i titoli di sire e maestà.

La voce dell’ordine, della giustizia, della verità, della sperienza, del senso comune perdesi allora nelle esclamazioni tumultuarie di libertà, eguaglianza, fratellanza: dimenticata la subordinazione, ne seguono furti, saccheggi, assassinj, incendj; questi spingono alla migrazione; e tutto ciò nell’89, cioè ben prima di quel 93, a cui si vorrebbe imputare d’aver guasto i fausti cominciamenti. Con egual senno si dice che in Italia tutto era rose nel 1848, mentre già vi bollivano e operavano tutte le passioni che diroccarono il prospero avviamento.

Non aver più governo è tristissima condizione d’un paese: ma peggio ancora dell’anarchia materiale è quella degli spiriti, delle coscienze; come peggio del delitto è la tolleranza che gli accordano gli onest’uomini.

Ormai unico padrone della Francia restava l’Assemblea, a cui nell’elezione dell’89 si era saviamente posto il legame delle commissioni scritte. Ma mentre governare è resistere, in essa non re-

CantùIllustri italiani, vol. I. 19