Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.1.djvu/464

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otteneano le dignità per denaro e brogli, finchè il libertinaggio di chi le occupava inchinavasi ai principi venditori più che non ai pontefici riformatori, potea mai sperarsi che i vescovi ricuperassero l’indipendenza d’autorità, di cui aveano fatto getto per acquistare la libertà de’ costumi? Depravata la Chiesa perchè si secolarizzò, bisognava tornarla alle norme ecclesiastiche, rinvigorire il sacerdozio, e, sua forma più stretta, il monachismo; sopra i malvagi, di qualunque grado fossero, istituire un censore, indipendente da temporali potestà; e tale non potendo essere se non il papa, era duopo sottrarre l’elezione di esso ai laici, sciogliere i sacerdoti dal legame feudale, e perciò isolarli dalle famiglie.

Chi si accingesse a rompere il triplice vincolo della terra, della famiglia, dell’autorità, con cui il clero trovavasi inceppato alla società, troverebbe durissimo cozzo nei re che scapitavano di potenza, nei preti che perdevano comodità alle passioni, nelle molli abitudini. Non poteva egli esser dunque che un eroe; nè i passi dell’eroe e in età sciagurate possono misurarsi col metro dell’uomo ordinario e de’ tempi quieti.

Nel monastero di Cluny era cresciuto Ildebrando, nato il 1013 a Soana nel Sanese; ed erudizione profana e sacra, integerrimo costume, cuor retto, giudizio ponderato nell’ideare, ferma prudenza nell’eseguire, presto lo segnalarono. Compunto della degradazione della Chiesa, ad Ugo abate suo scriveva: — Deh potess’io farvi comprendere da quante tribolazioni son io assalito, quali incessanti travagli mi premono ogni dì peggio! Quante volte ho chiesto al divin Salvatore mi togliesse da questo mondo, o mi lasciasse divenir utile alla comune madre nostra! Inesprimibile dolore e profonda tristezza invasero l’anima mia al contemplare la Chiesa d’Oriente, che lo spirito delle tenebre separò dalla fede cattolica. Volgo a occidente, a mezzodì, a settentrione? appena vi scopro alcuni che abbiano assunto l’episcopato per vie canoniche, vivano da par loro, governino il gregge in ispirito di carità, non col dispotico orgoglio dei potenti della terra. Fra’ principi secolari, nessuno che preferisca la gloria di Dio alla sua propria, e la giustizia all’interesse. Di quelli fra cui vivo, Romani, Lombardi, Normanni sono peggio che Giudei e Pagani. Se torco sovra me stesso, trovomi talmente oppresso de’ fatti miei, che speranza di salute non veggo, fuor della misericordia di Gesù Cristo. Che se io non avessi speranza di vita