Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.1.djvu/467

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gregorio vii 443


I grandi, indispettiti del vedersi tolto il lucroso privilegio, spedirono chiedendo un papa al nuovo imperatore Enrico IV; e i prelati lombardi, da lui convocati a Basilea (1061), repudiata la costituzione di papa Nicola, stanziarono che il pontefice dovesse scegliersi nel paradiso d’Italia, come qualificavano la Lombardia, acciocchè avesse viscere ténere a compatire la fragilità umana, ed elessero Cadaloo vescovo di Parma, che si fece dire Onorio II. Venne costui a prendere possesso della dignità colle armi, alleandosi anche alla fazione di Tusculo; ma Ildebrando avea già fatto proclamare dai cardinali Anselmo da Baggio vescovo di Lucca, col nome di Alessandro II. Lo scisma proruppe in guerra civile, dove il papa legittimo, vinto sulle prime, finì vincitore, e un Concilio adunato a Mantova ne chiarì legittima l’elezione.

Tanta potenza esercitando, temuto dai re, riverito dai papi medesimi, da un pezzo Ildebrando avrebbe potuto assidersi sulla cattedra di san Pietro; ma celebrandosi le esequie di Alessandro, la folla invade a tumulto la basilica Lateranense, acclamando d’ogni parte Ildebrando papa per volontà di san Pietro (1073). Egli accorse al pulpito per chetare quel disordine; tutto invano; nè il gridare ristette finchè i cardinali non ebbero annunziato pontefice l’eletto dal popolo e dall’apostolo. Allora la pompa del nuovo papa e le acclamazioni si mescolarono in modo strano all’apparato funebre e al corteo di suffragio.

Con ciò si preveniva l’intervento e la probabile opposizione imperiale, e assicuravasi ai cardinali il contrastato privilegio elettorale: pure Ildebrando nè diede contezza ad Enrico, pregandolo sottrarlo da quel peso, altrimenti dichiarandosi mal disposto a soffrire i comporti di esso imperatore. Malgrado questa diffida, non avendovi trovato ombra di simonia, Enrico non potè negare l’assenso.

Allora Ildebrando, col nome di Gregorio VII, piglia assunto di guerreggiare la simonia e l’incontinenza, che da due secoli insozzavano la sposa di Cristo. Trova che la forza domina dappertutto? e’ vuol dappertutto far prevalere la coscienza; trova il pontificato fiacchissimo, robustissimo l’Impero? e’ si propone di sottomettere questo a quello, come l’anima comanda al corpo, come l’ingegno dirige le braccia.

Stato e Chiesa non han soltanto quelle relazioni di vicinanza da cui nascono le capiglie fra privati; ma coesistono in seno d’un popolo stesso, e si disputano il diritto di comandargli. Considerandosi en-