Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.1.djvu/91

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Cicerone 71

il sopravvento; l’abitudine degli accampamenti viziava le dottrine della scuola; sicchè dalla bella letteratura non si domandavano che nuovi stimoli all’appetito; alla politica di Polibio o alla morale di Panezio ponevasi mente soltanto per la felice esposizione; e più che le semplici e tranquille soddisfazioni del vero studioso, si andava in Grecia a raffinarsi nella corruttela, a suggere il peggio della filosofia epicurea, cioè impararvi a sprezzar gli Dei, negare la Provvidenza, godere il più che si potesse, conforme l’esempio di quelle genti, che dell’umiliazione nazionale si stordivano colle voluttà, si vendicavano coll’astuzia.

Coll’empietà, divenuta moda e buon gusto, colla famiglia sconnessa, coll’opinione storta o non curata, poteva più conservarsi quel vivere in repubblica che suppone dominante la virtù? era a sperare che gente sì fatta accettasse temperamenti agrarj, o potesse rigenerarsi alle austerità repubblicane? o forse ve li avviavano l’educazione letteraria, la religione, la filosofia? Le guerre lontane, i comandi in conseguenza prorogati, tanti Italiani già ammessi alla cittadinanza di Roma, l’aspirazione di tutti i paesi conquistati ad entrarvi e così pareggiare il diritto, facendo svilupparsi le ragioni dell’umanità, davano il crollo alle istituzioni particolari d’un gran Comune qual era Roma. La lotta, in prima latente, venne infine ad incarnarsi ne’ grandi personaggi di Gneo Pompeo e di Giulio Cesare, sotto ai quali capi scompariva la patria. Pompeo, fautore dei cavalieri cioè dell’ordine medio, onesto ma debole, seguendo le idee di Silla ma colla piccola ambizione che cerca i posti e non sa ben tenerli, reggeasi sopra le famiglie primarie e i fautori del passato; ambizioso senza lontana preveggenza, carattere senza decisione, che facea nascere le eventualità, poi non sapea valersene. Lucio Crasso, ricco sfondolato e di ricchezze avidissimo, godea gran credito in senato, unitosi a Pompeo contro l’oligarchia, diè il colpo al partito conservatore formato da Silla, talchè da quel punto la costituzione romana dovè considerarsi perduta.

Di gran lunga superiore era Cajo Giulio Cesare, uno de’ maggiori personaggi dell’antichità; uno di quelli che bisogna sieno primi. Segnalato fra i nobili per sangue e costumi, al popolo fu caro come nipote di Mario; ed egli in fatti pettoreggiò i fautori di Silla. Genio ordinatore al par di questo, divisò un procedere ben diverso da esso. Silla ritraeva verso un irrevocabile passato; Cesare avviava