Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.2.djvu/156

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scientifici, fra cui quello del Belgio, di recente fondazione e di invidiabile rinomanza.

Se non che, giovandosi della tanto rara occasione, che ad un Italiano fosse domandata una qualunque siasi riforma del paese, coll’ambizione che ogni anima bennata sente di giovare alla patria, aspirò a darvi importanza maggiore che un semplice mutamento di paragrafi e dicitura.

Anche a coloro che pur si rassegnavano alla forestiera dominazione, facea dispetto il dover ogni cosa dedurre da Vienna,, con un accentramento affatto dissono dall’antico sistema della Lombardia Austriaca, e conforme a’ dispotici concetti della Rivoluzione e dei Governi forti, in conseguenza, tardive le decisioni, spesso ignare della situazione vera, inevitabilmente sgradite al paese, men tosto per sé stesse che per la loro provenienza1. Spiaceva pure che un muro di separazione fosse posto fra i Lombardi e i loro fratelli veneti; tutti italiani, numerosi appena di quattro milioni e mezzo, eppur divisi in due dominj. A tutti poi le occasioni di riunirsi succedeano rarissime e vigilate, tanto più da che si erano conosciute, e forse esagerate, le conseguenze de’ congressi scientifici.

In considerazione di ciò, e dandovi aspetto di revocare alla primitiva istituzione napoleonica, lo scrivente proponeva un Istituto Lombardo-Veneto di scienze, lettere ed arti, unico, diviso in due sezioni, sedenti una a Venezia, una a Milano, sotto un presidente generale e due direttori locali; le due sezioni opererebbero di concerto; i membri coopererebbero negli studj, ne’ concorsi, ne’ giudizj.

L’Istituto aveva a promuovere gli studj che principalmente contribuiscono alla prosperità e alla cultura generale del paese; e la classe delle Belle Arti avvisare all’incremento teorico e pratico di queste; vigilare sull’erezione e conservazione dei pubblici edifizj d’importanza artistica e sull’esportazione dei capidarte; proporre sussidj e stipendj che il Governo conferirebbe ai migliori allievi, e temi per quadri che questo affiderebbe a buoni artisti. Ciascuna classe farebbe o procurerebbe corsi liberi intorno alle scienze o alle arti.

L’Istituto sarebbe consultore del Governo in tutto quanto s’attiene alle scienze, allearti industriali e belle, e specialmente all’istruzione pubblica, alle fondazioni scientifiche, alle scuole speciali, ai musei, alle biblioteche, ai libri di testo, alla proposta di professori. Cinque persone, scelte dall’Istituto anche fuor del suo grembo, presenterebbero alla fine d’ogni anno il

  1. A Vienna erasi istituita una Commissione per la ricerca e conservazione de’ monumenti artistici e archeologici, e doveva avere corrispondenti anche ne’ dominj italiani. Si fece capire che l’importanza de’ monumenti nostri è tale, da non bastarvi pochi corrispondenti, e richiedersi una giunta espressa. Il secretario dell’Istituto (Cantù) e quello dell’Accademia di Belle Arti (Mongeri) furono incaricali di redigerne un progetto per la Lombardia, a norma di quel che il marchese Selvatico avea fatto pel Veneto, e lo compierono e spedirono, ma non ebbe tempo di venir applicato.