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222 illustri italiani


Altrove attacca quel «tedesco luterano, che nega l’opre ed afferma la fede»1: e ripetutamente combatte Lutero e Calvino, insegnatori di dottrine avverse alla politica naturale. «La setta luterana e calviniana, che nega la libertà dell’arbitrio e di far bene o male, non si deve mantener in repubblica, perchè i popoli ponno rispondere ai predicante della legge che essi peccano per fato, e possono osservare che non sono liberi in questo. Oggi gli oltremontani, negata l’autorità del papa, negarono l’opera della fede che se gli predicò; poi negarono la libertà di far bene e male; poi negarono i santi e il peccato e si fecero libertini, poi negarono la provvidenza, poi l’immortalità, come in Transilvania. Molti finalmente negarono Iddio e fecero un libro abbominevole De trìbus impostoribus2. E nelle Lettere, professando esatta ortodossia, dice che il dogma della predestinazione «fa li principi cattivi, li popoli sediziosi, e li teologi traditori».

«S’inganna chiunque dice che il papa non ha se non il gladio spirituale e non il temporale, perchè la monarchia sua sarebbe diminuita mancando di questo, e Cristo Dio legislatore sarebbe diminuito; cosa imprudente ed eretica ad affermarsi. La religione, nella quale il sommo sacerdote non regna con le armi, non può capire più principati, se non faranno sètte di eresie; e però i Persiani, i Turchi, i Tartari e quelli di Fez, morì sotto il sacerdozio di Macone disarmati, vivono ognuno con l’eresia propria senza da un capo pendere; imperò ivi fa eresia: Ma sotto il papato, sacerdozio cristiano armato, vi è il re Gallo, lo Spagnuolo, il Germano, il Veneziano, potentissimi signori sotto la medesima religione senza far eresie. La maggioranza del papa giova ai principi cristiani temperati di signoria, perchè agguaglia le loro differenze; è arbitro della pace e guerra giusta, e inclina colle arme alla parte che ha ragione, ed astringe

  1. Poesie, pag. 100.
  2. Aforismi, 84, 87. Quando si asserisce non esister il libro De tribus impostoribus, bisogna intendere l’antico. Il Campanella, nell’Atheismus triamphatus, dice che uno ne fu stampato trent’anni prima della sua nascita, il che lo porterebbe al 1538: e un’indicazione così precisa, e in lavoro polemico, farebbe credere l’avesse realmente veduto. Quel che ora conosciamo col titolo De tribus impostoribus magnis liber, sebbene supposto del 1598, è di Cristiano Kortholt, stampato ad Amburgo il 1701 in-4°. A Yverdun, nel 1768, fu stampato un Traité des trois imposteurs, che si finge tradotto, ma in realtà è tutt’altr’opera.