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224 illustri italiani

gloria ancora; e le repubbliche dovrieno far una legge che, venendo esse in mano di tiranno, s’intenda la signoria loro esser devoluta alla Chiesa romana; e certo se amano il ben d’Italia questo devono fare.... Intanto dovrebbe farsi a Roma un senato cristiano, dove tutti i principi avesser voce per mezzo di loro agenti: il papa vi presedesse per mezzo d’un collaterale: vi si risolvesse a pluralità di voti sulla guerra agl’infedeli ed eretici, sulle differenze tra principi, obbligando colia guerra qual vi si rifiutasse»1.

Soliti rifugi.

Esorta l’Italia a tenersi stretta agli Spagnuoli perchè cattolici, mentre gli altri forestieri, essendo eretici «le torrebbero l’unica gloria rimastale, il papato». E gran rispetto si deve al papa che «solo con la venerazione difende più gli Stati suoi, che gli altri principi coll’armi: e quando è travagliato, li principi tutti si muovono ad ajutarlo, altri per religione, altri per ragioni di Stato»2.

O come un tal uomo udiamo citarsi tuttodì quale una vittima della intolleranza cattolica e un martire della Inquisizione romana? Niente a meravigliarsene quando si sappia che gli storici sempre scrivono a passione, e la più parte ripetono il detto, senza vagliarlo. Il Campanella, studiando i filosofi a paragone del senno eterno, cioè della natura, trovò che la legge di Cristo, a fronte di tutte le altre e delle filosofie, è identica a quella della natura, ma avvalorata dalla Grazia e dai sacramenti. Ben nella Chiesa cristiana conosceva mal osservati i precetti divini: Lutero e Calvino però erangli l’anticristo, Aristotele la causa del disordine scientifico, Machiavello del morale e politico3. Pertanto mirava a una riforma, a un rinnovamento del secolo, intorno al quale disponeasi a dissertare nell’anno del giubileo: la conversione delle nazioni, profetata da santa Brigida, da Dionisio Cartusiano, dall’abate Gioacchino, da san Vincenzo Ferreri, da don Serafino da Fermo, da santa Caterina, la quale predisse che i fratelli di san Domenico porteranno l’ulivo della pace ai Turchi4.

  1. Discorso II sul papato.
  2. Discorso II del papato.
  3. «Utinam non serperet interius hujusmodi pestis, quam Machiavellus seminavit, docens religionem esse artem politicam ad populos in officio, spe paradisi et timore infernorum, retinendis». Ateismo trionfante.
  4. Sue parole in una relazione sincrona della congiura, pubblicata nel 1845 dal Capialbi.