Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.2.djvu/258

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248 illustri italiani

tero, Pomerano, Bucero e gli altri sospetti? Nessun teologo nostro fia così stupido da non capire che molte cose in essi son lodevolissime, e desunte dai primi Padri, e dai commenti di Greci e di nostrali non disprezzabili, talchè chi gli accusa, accusa Origene, il Crisostomo, Cirillo, Ireneo, Ilario, Agostino, Girolamo. Dei fatti de’ Tedeschi non tutto approvo: lodo d’aver suscitato le buone lettere latine, ridesti gli studj divini che giacevano oscuri; trovato e stampato libri latini, greci, caldaici; assegnato onorevoli stipendj ai professori. Seguirono poi discordie intestine, sommosse di popoli, guerre, che per la carità fraterna a me pure recarono immenso dolore. Chi non loda quelli, e non disapprova questi effetti?»

Insomma egli professa di non assentire agli eretici di Germania, ma reclama il diritto di trar le proprie credenze da antichi documenti, dalla Scrittura, dai Padri: e senza confessarsene autore, sostiene le medesime dottrine del libretto. Eppure non troviamo gliene derivasse altro inconveniente, che d’essere mandato via da Siena. Allora passò a Lucca, con commendatizie del Sadoleto e del Bembo, che gli insinuavano d’usare prudenza. Ivi nel 1546 ottenne cattedra d’eloquenza e missioni pubbliche, e dovea recitare ogni anno due discorsi in solenni occasioni. Li possediamo, e son mera retorica, donde non trapelano dissensi religiosi. Ammirato prima, dappoi a concorso gli fu preferito il Bandinelli: del che irato egli partì, dopo dieci anni di dimora.

Come attaccato alla parte imperiale, sperò trovare miglior partito a Milano, e alla morte del Majoragio ebbe invito da quel senato a succedergli professore d’eloquenza. V’arrivava il 17 ottobre 1555, ed a’ suoi figli descrisse la festosa accoglienza, e come ai 29 recitasse la prima orazione nella chiesa di Santa Maria della Scala, presenti il senato, il governatore, i pretori, il collegio de’ giurisperiti e filosofi e molto popolo. Al domani fu accompagnato al ginnasio dai principali senatori; ma esorta i figliuoli a studiare, perchè egli non trovasi altri mezzi, nè il suo soldo è pur sufficiente per lui solo. In fatti troviamo un ricorso ch’egli volse ai decurioni milanesi, mostrando come vivesse modestissimo con una fante, mentre avea lasciato il paese natale e un buono stipendio per amore di questa città. La quale, atteso la sua gran dottrina, il vantaggio che ne veniva a’ giovani e l’onore alla città stessa, nell’aprile 1558 gli concedeva un assegno bastante per sei persone. Ebbe incarico di recitare un’altra