Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.2.djvu/260

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250 illustri italiani

si raduni un Concilio veramente generale, libero, sacro, solenne, pel quale io supplico il padre del nostro signor Gesù Cristo. Ma finchè ciò non s’avveri, non venga pubblicato.

«Se quel giorno sospirato risplenderà, che per la pubblica pace e per la concordia della Chiesa, i popoli obbedienti al vangelo possano unirsi, potranno ottener dall’imperatore, dai re e principi cristiani di obbligar seriamente il papa ad un Concilio, ove possano tenersi pubblici e liberi convegni di persone d’ogni nazione cristiana, e tutte possano parlare liberamente per mezzo dei loro oratori, in presenza dei grandi e dei legati delle città. Se in quelle adunanze sarà stabilita equità di giudizj, e colla sola parola di Dio si toglieranno gli abusi, rimarranno levate le controversie religiose, sanate le chiese in modo che tutte formino un solo corpo: allora, ma solo allora, o miei depositarj, consegnerete questo scritto tal quale ai rappresentanti delle chiese di Svizzera e di Germania, che sono i difensori del santo Vangelo; lo presenterete al Concilio generale libero, sacro, solenne, qual testimonianza d’un uom pio, il quale morendo non avea ragione di mentire a Cristo. Questa testimonianza e l’atto d’accusa saranno da voi lanciati colà come un fulmine, che abbatterà l’anticristo. Fratelli, ve ne supplico, non gli lasciate lungo tempo a rispondere: quell’iniquo dev’essere confuso di botto, in mezzo al Concilio, in presenza de’ grandi principi. Allora leggete e rileggete la mia testimonianza coll’atto d’accusa; fate sia diligentemente discussa ed esaminata, e così la Chiesa di Dio sarà purgata».

Segue esponendo venti testimonianze, ognuna delle quali è la professione d’un dogma protestante, e l’ultima un’invettiva contro i traviamenti dei prelati.

Comincia la requisitoria dal descrivere i patimenti, a cui va incontro chi si stacca dalla patria, dalla famiglia, dalle care consuetudini per voler prefessare il Vangelo. Poi svolge i punti d’accusa suddetti. Quel che maggiore impaccio gli reca è l’antichità della tradizione di molte verità cattoliche. Ma egli pretende che, già al tempo degli apostoli, coi veri credenti ne vivessero de’ falsi, che oscuravano la luce portata da’ Cristo, e da quelli vennero i dogmi repugnanti al Vangelo, e le cerimonie, che poco a poco ci allontanano da Cristo, e gli innumerevoli precetti contro cui aveano tonato Pietro e Paolo, il purgatorio, l’invocazione dei santi. Il lavoro è ben lontano dallo stile artificiosamente colto, che il Paleario adopera al-