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buone o nocevoli, e delle men comuni loro proprietà. Dieci libri vanno nel descrivere le piante, la loro coltura e le applicazioni all’economia domestica e alle arti; poi cinque ai rimedj tratti dagli animali; altrettanti ai metalli, col modo di cavarli e di convertirli pei bisogni e pel lusso. A proposito di questo parla della scultura, della pittura e de’ primarj artisti, come delle insigni statue di bronzo ragiona in occasione del rame; e le materie coloranti il recano a dire de’ quadri, della plastica le stoviglie. È dunque un’enciclopedia delle arti, delle scoperte, degli errori dello spirito umano, con distribuzione capricciosa e mal digesta, ove sempre l’idea è sottoposto alla materia.

Nol crediate un naturalista che raccoglie, osserva, sperimenta, aggiunge al tesoro delle cognizioni; sibbene un erudito, che alle occupazioni della guerra e della magistratura sottrae qualche ora per legger libri, dai quali estrae o fa estrarre pezzi, che poi dispone, senza genio e senza critica, neppure conciliando i fatti contradditorj, neppur riducendo ad unità le misure; nè confrontando i passi che non capisce coi noti, o le asserzioni degli autori colla realtà; spesso ripetendosi e descrivendo cose non vedute; talvolta riesce inintelligibile volendo stuzzicare la curiosità più che accertare il vero, mostrare retorica più che precisione, coglie di preferenza quel che ha del singolare e del bizzarro; beve assurdità già confutate da Aristotele.

Pertanto fu chi lo svillaneggiò come uomo che d’ogni erba facea fascio, nulla digeriva, sentina di bugie, oceano di errori1. Lo scherzevole Boccalini collocollo su pel Parnaso a piantar carote; ed un grande naturalista recente italiano chiamollo «addormentato interprete della natura». Eppure il Buffon, cui come titolo di gloria venne assentito il nome di Plinio moderno, scrive che questi «lavorò sopra una tela grande e forse troppo vasta: volle tutto abbracciare: sembra aver misurato la natura, e trovata troppo piccola ancora pel suo grande ingegno. La sua Storia Naturale comprende quella del cielo e della terra, la medicina, il commercio, la navigazione, i fasti delle arti meccaniche, l’origine degli usi, tutte in somma le scienze ingenue e le arti umane. Meraviglia ancora che in ogni parte Plinio è egualmente grande: l’altezza delle idee, la

  1. Blount, Censura celeb. auctorum, 119.